LIBERO del 14.7.06 - Roma, «L’hanno ammazzata di botte, devono pagare» Parla il papà di Alice
LIBERO - Edizione Nazionale - Venerdi 14 luglio 06
Ringraziamo la Redazione di Libero per aver accolto il messaggio di solidarietà di PapàSeparatiLombardia, rivolto al Papà Massimo Rossetti, a cui intendiamo sottoporre tutta la nostra attenzione nonchè il nostro eventuale supporto per l'assurda storia capitata.
L'Associazione porta nel cuore di tutti i propri aderenti lo sconforto e l'amarezza di quanto è accaduto alla piccola Alice.
Nei casi di adozione, prima che qualsiasi adulto riesca a mettere le mani su un minore, le procedure richiedono svariati anni al fine di appurare le condizioni psico-attitudinali dei richiedenti.
BIMBA MORTA A ROMA: VICINI CASA PAGHERANNO SPESE FUNERALI
Saranno i vicini di casa e gli abitanti della borgata Finocchio a sostenere le spese per i funerali, previsti per domani, di Alice, la bimba di 5 anni deceduta all'ospedale Sant'Andrea di Roma nella notte tra domenica e lunedi. La procura ha concesso il nulla osta ma continua a portare avanti l'attivita' istruttoria vagliando con attenzione le dichiarazioni di Viviana Di Laura, madre della vittima. La donna, infatti, e' stata nuovamente sentita per oltre due ore dal pm Caterina Caputo che l'ha convocato come persona informata sui fatti. La Di Laura si e' fatta accompagnare in procura dall'avvocato Rossano Onorato. A palazzo di giustizia si e' presentato anche il padre naturale della bimba, Massimo Rossetti che, tramite il proprio legale, l'avvocato Alessandra Pomponi Tomei, ha potuto incontrare il procuratore aggiunto Italo Ormanni. Rossetti ha appreso della morte di Alice (attribuita a Mauro Bronchi, convivente della Di Laura, in carcere per omicidio volontario) dalla zia. L'uomo ha ricordato al magistrato che negli ultimi tre mesi, dopo essersi separato da Viviana, non ha piu' avuto modo di vedere la figlia. Esposti e denunce non hanno sortito alcun effetto. Da quando Viviana e il convivente erano andati ad abitare alla borgata Finocchio era diventato impossibile per lui mantenere ogni contatto con la ragazzina. La donna, per i magistrati, continua a rappresentare la principale testimone dell'accusa. Per l'avvocato Onorato, Viviana non era proprio in grado di opporsi ai modi violenti di Bronchi.
da http://www.capital.it/capital/notizie/ultimora/1626958
l'Associazione : Quest'uomo ha cercato in tutti i modi, rispettando la legge di tutelare sua figlia. Ma ogni tentativo non ha sortito alcun effetto. La Cultura che un minore ad ogni modo sta bene nelle mani della madre, è la cultura che oggi ha causato questa disgrazia. Qualcuno poteva fare qualcosa, ma nulla è stato fatto
Ascoltato in Procura insieme alla madre della bimba di 5 anni morta al Labaro.
La donna: «Era strana, l’avevamo portata da un santone»
di VALENTINA ERRANTE e PAOLA VUOLO - iL MESSAGGERO
I pianti e i capricci di Alice non erano uguali a quelli di tutti i bambini del mondo.
Per la madre e per l’uomo che la bimba di 5 anni chiamava papà, Alice era una specie di indemoniata.
Viviana Di Laura racconta anche questo.
Interrogata per un’ora dal pm Caterina Caputo ieri ha detto di «essere soggiogata psicologicamente dal compagno e di non avere salvato Alice per paura».
E ha aggiunto «Mauro Bronchi mi aveva convinto che il male si stava impossessando di mia figlia.
L’abbiamo portata anche da un santone, una volta sola, volevamo farla esorcizzare e guarire, ma Alice ha continuato a piangere sempre».
Alice è stata uccisa dalla superstizione.
E mentre la madre e il nuovo papà la portavano dal santone, Massimo Rossetti, il papà di Alice, presentava esposti, perché non riusciva più a vedere la figlia.
Adesso non ha la forza di parlare.
«Me l'hanno ammazzata di botte e ora devono pagare».
Cosa era accaduto negli ultimi mesi?
Cosa accadde?
E cosa ha fatto allora?
Prima aveva buoni rapporti con la sua ex compagna?
Ma davvero non è riuscito neppure a organizzare il funerale della bambina?
E adesso?
Oggi è previsto l’ultimo saluto « all'angelo biondo che non c'è più », come la chiama l’avvocato Pomponi Tomei.
Così è morta la piccola Alice: l'agghiacciante racconto di Bronchi:
«Indemoniata, l'ho presa per il collo»
ROMA - Mauro Bronchi, l'uomo di 39 anni accusato di aver ucciso con le sue mani la piccola Alice, 5 anni, figlia della sua convivente, resta in carcere. Il gip Luciano Pugliese ne ha convalidato ieri l'arresto al termine l'interrogatorio di garanzia, che si è svolto a Regina Coeli. Nel carcere, dove è stato sentito dalle 11.30 alle 14, Bronchi ha reagito con molti «non ricordo». Per l'«agitazione» in cui, a suo dire, era in preda la bambina quella sera è arrivato a chiamare in causa perfino il demonio. In mezzo a molti farfugliamenti, ha tentato di spiegare così quella domenica sera nell'appartamentino del Labaro. «La bambina era come posseduta dal demonio, piangeva e non voleva dormire, la madre l'ha stretta tra le braccia e forse per questo può averle provocato dei lividi, io gliel'ho tirata via dalle braccia prendendola per il collo...». E quella grossa ecchimosi scura che la bimba aveva sul collo chi gliel'ha procurata? «Non so, non ricordo... ». E gli altri lividi, in parte vecchi, dovuti a percosse precedenti? «Non ricordo, era una bimba molto vivace e cadeva spesso». E le accuse della convivente, che lo dipinge come un violento, sempre pronto a usare le mani? «Non ricordo, non capisco, non so...». Il suo avvocato, Luigi Parenti, ne parla come di uno poco lucido e affranto. «Forse non si rende neanche bene conto...».
Il quadro fornito dai medici legali del Gemelli, che ieri mattina hanno terminato l'autopsia poco dopo le 9, tuttavia non lascia scampo. La piccola Alice è morta per asfissia. Un'asfissia di tipo meccanico, provocata cioè da qualcosa che le ha impedito di respirare. Per i medici legali si tratta di un'asfissia da soffocamento oppure da strangolamento, come si potrebbe evincere da una grande ecchimosi riscontrata sul collo della bimba. I lividi, tra vecchi e nuovi, parlano di un abuso lungo e continuato. Oltre allo schiacciamento del torace, che è stato rilevato durante l'esame autoptico, i medici legali con l'aiuto della Tac hanno effettuato uno screening completo di questi innumerevoli «segni» restati sul corpicino. Ecchimosi che sono databili dalla metà di giugno in qua, alcune legate all'ultima settimana di vita, altre risalenti man mano a un massimo di venti giorni prima, tutte per probabili maltrattamenti e percosse prolungati nel tempo. La Tac le ha rivelate in molte parti del corpo, in particolare sul torace e sulle braccia (ne sono esenti solo dorso e gambe). Alcune ecchimosi figuravano perfino sulle guance, sul volto della bella Alice, bionda e riccioluta. È mai possibile che al Labaro nessuno le abbia mai notate? Neanche quella stessa domenica sera quando la bimba è stata portata dal convivente e dalla madre alla Festa dell'Unità? E come mai la madre, che ha cercato a lungo di difendere il convivente anche nelle ore successive alla morte della figlioletta, è considerata dalla procura solo una vittima?
Paolo Brogi
L'Assocazione dice: Le pratiche per una adozione sono volte a verificare l'integrita mentale della coppia richiedente, mentre nessuna verifica viene effettuata sull'estraneo, al nucleo famigliare, imposto dal genitore collocatario dei figli delle coppie separate. Molti padri denunciano nei tribunali lo stato di disagio dei propri figli con il soggetto estraneo al nucleo famigliare, ma queste segnalazioni vengono sempre accantonate con la scusa che ogni genitore deve rifarsi una vita (il Tribunale di Milano ribadiva questo concetto il 05.07.06 ad un nostro socio) , in questo caso anche a scapito della morte di un minore.
La madre accusa il convivente, che è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario. Sul corpo della bimba c'erano numerosi lividi
ROMA - L'hanno trovata su un tavolo di casa, piena di lividi. Trasportata al vicino ospedale Sant'Andrea, è arrivata al pronto soccorso in condizioni disperate ed è deceduta poco dopo. La vittima è una bambina di 5 anni, morta per arresto cardio-circolatorio. A chiamare l'ambulanza la madre e il suo convivente, che in un primo momento avevano affermato che la bimba era caduta dal lettino. Successivamente la donna ha accusato l'uomo, che non è il padre della bimba, di aver percosso la piccola fino a farle perdere conoscenza. La donna ha raccontato inoltre agli inquirenti di essere a sua volta vittima del suo convivente che più volte avrebbe malmenato anche lei.
ARRESTATO IL CONVIVENTE - Mauro Bronchi, 38 anni, è stato poi fermato con l'accusa di omicidio volontario. Il fermo è stato disposto al termine di un interrogatorio disposto dal pm Caterina Caputo. L'uomo, disoccupato, in passato aveva lavorato come assicuratore.
ECCHIMOSI VECCHIE E NUOVE - La piccola si trovava già in arresto cardiaco nel momento in cui i sanitari del 118 l'hanno prelevata e trasportata in ospedale. Intubata e sottoposta a numerosi trattamenti di rianimazione, non è riuscita a superare la crisi. Sul suo corpo, riferiscono fonti sanitarie dell'ospedale romano, numerosissime ecchimosi, alcune fresche, altre di vecchia data, presumibilmente il segno di diverse e ripetute percosse. Ancora non è dato sapere se i lividi possano essere ricollegabili o meno alla causa della morte. Ad accertarlo sarà l'autopsia che sarà disposta entro le 24 ore. Sarebbe stata anche legata prima di essere colpita violentemente, forse con un corpo contundente. È quanto è emerso dall'esame esterno compiuto sul cadavere. In particolare, sulle braccia della bambina sarebbero stati notati segni dai quali si deduce che sia stata legata. Non è escluso che ci siano anche delle fratture. Sarà comunque l'autopsia, in programma martedì mattina, a fare luce sulla morte della piccola.
RICOSTRUZIONE - Sono stati proprio i due trentenni romani, disoccupati, a chiamare nel corso della notte il 118. La coppia ha riferito inizialmente ai carabinieri che la bambina era caduta in casa. Un racconto pieno di contraddizioni, il loro. Per questo sono stati sottoposti ad interrogatorio da parte del pubblico ministero Caterina Caputo della procura di Roma. Fino alle accuse lanciate dalla madre nei confronti del suo convivente. La procura indaga adesso per omicidio volontario.
Dice L'Associazione : viene sottratta la genitorialità al padre, per consuetudine culturale, senza mai indagare sull'estraneo che di fatto la genitorialità la esercita sui nostri figli. I fautori di questa cultura, dinanzi a casi, come quello succitato, rimangono impuniti.
NOI NON RICONOSCIAMO ALLO STATO ITALIANO IL DIRITTO DI DIRCI QUANTO E QUANDO STARE CON I NOSTRI FIGLI, COSI COME NON RICONOSCIAMO IL DIRITTO DELLO STATO DI CONSENTIRE, CON TROPPA LEGGEREZZA, LA PERMANENZA DEI NOSTRI FIGLI CON PERSONE ESTRANEE AL LORO NUCLEO FAMIGLIARE
Leggi la Pagina di Libero del 14.07.06
Ci sentiamo parte attiva in quello che è capitato ad Alice, perchè, la faciloneria e l'insensibilità delle Istituzioni, potrebbe domani toccare ai nostri figli. QUESTO NON DOBBIAMO E NON VOGLIAMO PERMETTERLO MAI PIU' !!
Nei casi di separazione i minori coinvolti, sono privati di qualsiasi tutela, e chiunque decida di convivere con il genitore affidatario/collocatario, riesce a mettere le mani sui nostri figli nel giro di pochissimo tempo. Cosi è accaduto alla piccola bambina di Roma che ha pagato con la propria vita insieme a quella del Papà.VORREMMO CHE QUESTA INSESIBILITà VENISSE P A G A T A DA QUALCUN'ALTRO!!!!!!!
Chiediamo che i nostri figli siano allontanati dalla faciloneria con cui molti genitori affidatari/collocatari, coinvolgono i minori in relazioni dannose per il loro stato psico-fisico.
RADIO CAPITAL - 06.07.06
Il MESSAGGERO di Venerdi 07/07/2006
«L’hanno ammazzata di botte, devono pagare» Parla il papà di Alice:
«Non me l’hanno fatta vedere per due mesi, almeno fatemi fare il suo funerale»
Massimo Rossetti, non si rassegna all’idea che la sua bambina sia morta per le botte del compagno della madre.
Si presenta in procura per chiedere giustizia, piange davanti al procuratore aggiunto Italo Ormanni.
Perché che qualcosa non andasse bene Rossetti lo aveva capito.
E aveva presentato anche un esposto chiedendo all’autorità giudiziaria di intervenire per consentirgli di incontrare la sua bambina.
Mauro Bronchi, il compagno della mamma di Alice, è in carcere per omicidio volontario.
Rossetti, 40 anni, accompagnato a piazzale Clodio dall’avvocato Alessandra Pomponi Tomei, parla tramite il legale.
«Non riuscivo più a vedere Alice, né a parlarle al telefono.
Non la incontravo da quando la mia ex compagna conviveva con quell'uomo.
Per questo avevo presentato un esposto.
Avevo parlato di questa situazione a un amico che lavora nella polizia.
E il 13 giugno fu lui a consigliarmi di chiamare il 113».
« Una volante arrivò in via Magnano Riviera.
I poliziotti bussarono alla porta.
Intravidero soltanto Viviana con un occhio pesto.
Gli fu detto che Alice dormiva.
Io aspettavo per strada».
«Il 20 giugno sono andato dai carabinieri.
Ma alla caserma di viale Asia mi consigliarono di riflettere e non depositare la denuncia, rischiavo una controdenuncia per calunnia.
Il giorno dopo ho presentato un esposto in Procura.
Esprimevo la mia preoccupazione: da tempo cercavo inutilmente di vedere la figlia.
Il comportamento della mia ex compagna era mutato.
Era sparita, non si sapeva neppure dove abitasse.
Chiedevo un intervento per incontrare la bambina».
«La relazione era iniziata nel 2000 e finita l'anno dopo.
Fin quando Viviana non ha iniziato a frequentare Bronchi, circa due mesi fa, non c’erano problemi.
Poi sono nate le incomprensioni, anche se ho continuato ad avere buoni rapporti con i genitori di Viviana.
Neppure loro, dall'inizio di quella relazione, riuscivano ad avere contatti con Alice.
Una situazione che ha fatto nascere dei sospetti.
Una sorta di sesto senso».
« Ieri mattina sono andato al Gemelli per chiedere il nulla osta.
Ma, beffa delle beffe, ci hanno risposto che era già stato concesso.
E i funerali già organizzati dalla gente di Borgata Finocchio che si è tassata per dare l’ultimo saluto ad Alice.
Non me l’hanno fatta vedere per due mesi, potevano almeno farmi organizzare i suoi funerali».
«Chiedo giustizia.
L’autopsia ha stabilito che i segni sul corpicino non erano tutti di quella maledetta domenica.
Credo che l’orrore potesse essere evitato.
Me l’hanno ammazzata di botte.
Devono pagare».
Corriere della Sera - 06.07.2006
L'autopsia sulla bambina parla di asfissia da soffocamento o strangolamento: la mamma è ancora testimone
Lavinia Di Gianvito
Notizia Corriere della Sera - 04.07.06