Mediazione Familiare di Giovanni Nanetti
A cura dell'Avv. Giovanni Nanetti
Nella realtà occidentale in cui viviamo si sta registrando un cambiamento culturale davvero importante nella complessa problematica della risoluzione delle controversie.
Tutti noi siamo infatti figli (o nipoti) di una realtà storica e sociale in cui il conflitto, a qualunque livello ed in qualunque ambito (personale, familiare o lavorativo) appare indissolubilmente legato ai concetti di scontro, guerra, lotta, calcolo, freddezza ed a dicotomie che sentiamo ormai come nostre, quasi innate (giusto/sbagliato, ragione/torto, vincitori/vinti).
In un tale contesto ogni controversia non può che essere sempre e comunque affrontata e risolta attraverso lo scontro diretto fra posizioni confliggenti senza “esclusione di colpi”, in modo che solo una posizione (ovvero solo un contendente - il più forte! -) possa infine risultare giusta e dunque, appunto, vincente.
Ebbene tale approccio “tradizionale” ha da tempo rivelato i suoi limiti intrinseci, dovuti essenzialmente alla natura “statica” che lo caratterizza. Con ciò si vuole intendere che questo approccio fa sì che i motivi alla base del conflitto si cristallizzino, si irrigidiscano, al punto di perderne di vista il senso; E’ il conflitto in quanto tale a divenire il protagonista, l’attore unico della disputa. Si finisce cioè col discutere sul conflitto e non più sui motivi che ne erano all’origine!. Il conflitto non diventa allora altro che inutile spreco di risorse ed energie (tempo, soldi, nervi…) e quella che appare come una vittoria, ovvero un vincente, in realtà non è altro che un’apparente soluzione al problema originario. Spesso si ottiene infatti la cosiddetta “vittoria dei vinti”: il vincente è chi per mera sorte riesce semplicemente a resistere più a lungo.
Valga quale riferimento esemplare l’attuale procedimento giudiziale di separazione dei coniugi nel nostro paese!
Ecco che di conseguenza si affaccia e viene sempre più diffusamente accolta una logica del conflitto profondamente diversa, di tipo “dinamico”: esaltare il ruolo delle diverse opinioni/istanze, studiarne le motivazioni sia profonde che pratiche, affinché non se ne perda mai di vista lo scopo ultimo. In questa diversa prospettiva il conflitto diventa così un’occasione preziosa di confronto, con cui far emergere appieno le differenze al fine di comporle attraverso uno specifico percorso.
In altri termini ciò significa spostare l’attenzione sui reali motivi della specifica controversia, al fine precipuo di trovare le possibili soluzioni che trasformino in accordo il disaccordo e di passare dallo scontro al confronto fra opposti interessi. In questo modo nessuno risulterà infine sconfitto, bensì piuttosto porterà con sé il frutto di un accordo raggiunto in modo costruttivo e rispettoso delle diverse esigenze di ognuno.
Dunque, in sostanza, si profila un’evoluzione nel modo di litigare, in quanto assai più soddisfacente ed efficace, applicabile in qualsiasi ambito (commerciale, societario, familiare, condominiale, lavorativo, etc.)
Le “ADR” (Alternative Dispute Resolutions) sono appunto questi percorsi “alternativi” a quelli tradizionali e che abbiamo fin qui descritto.
Ebbene, la MEDIAZIONE FAMILIARE è lo specifico strumento tecnico “alternativo”, di “nuova generazione” per la risoluzione delle controversie nel settore del Diritto di Famiglia.
E’ un percorso attento alla persona e alle sue esigenze, poco costoso, che affianca ed integra lo strumento legale. Permette di risolvere in tempi assai veloci le controversie che sorgono in ambito familiare, garantendo la durata e soprattutto l’efficacia delle soluzioni adottate.
La Mediazione Familiare promuove una “cultura della famiglia” in cui genitori e figli possano realmente essere, ognuno nel proprio ruolo, consapevoli protagonisti di fronte agli ostacoli ed ai conflitti che il nucleo familiare deve affrontare. Si concentra sui genitori, quali membri attivi della famiglia.
In forza della recente legge 54/2006 sull’Affidamento Condiviso la Mediazione Familiare finalmente ha ricevuto considerazione legislativa anche nel nostro paese, seppur ancora troppo timidamente. In altre realtà europee, ad es. in Francia, ma anche negli USA, in Canada e perfino nell’America Latina, sia le istituzioni che le famiglie ricorrono ormai da anni alla Mediazione Familiare, con ottimi risultati sociali e giuridici.
La Mediazione Familiare si concentra proprio sul concetto di genitorialità, intesa come ruolo che necessariamente coinvolge tanto il padre quanto la madre. Consiste in un aiuto per continuare ad essere genitori, reali e consapevoli protagonisti del proprio ruolo, anche nella separazione.
Si propone come uno spazio ed un tempo per trattare tutti gli argomenti connessi con la separazione ed il divorzio (la divisione dei beni, l’assegno di mantenimento, l’educazione dei figli, etc.), in un ambiente neutrale, con la garanzia della più assoluta riservatezza, in un clima di rispetto, dignità ed equità.
Il percorso di Mediazione dura in media 6-8 incontri, di circa un’ora e mezza ciascuno, nell’arco di tre/sei mesi, a seconda dei temi specifici di cui si desidera trattare. Il costo degli incontri è parametrato alla capacità economica delle parti, e viene stabilito all’inizio.
E’ bene sottolineare che la Mediazione non è in concorrenza con l’attività dell’avvocato dal momento che la integra, facendosi carico degli aspetti emotivi e relazionali; Non è neppure una terapia familiare o di coppia, e soprattutto non serve a riconciliare la coppia.
Il mediatore familiare si propone infatti quale “arbitro” imparziale al servizio della coppia in conflitto, per aiutarla a gestire la separazione, in qualunque fase questa si trovi, nel precipuo interesse dei figli. Non impone accordi che non siano proposti e approvati da entrambe le parti. Il mediatore è titolare di una specifica professionalità, ufficialmente certificata e riconosciuta: un insieme di tecniche e strumenti finalizzati ad esempio, in una prima fase di intervento, alla facilitazione del dialogo tra i membri della famiglia.
In concreto, alla luce delle norme contenute nella Legge sull’Affidamento Condiviso, la scelta dei coniugi separati e/o in separazione di affrontare un serio percorso di Mediazione Familiare è un elemento assai opportuno da sottoporre all’attenzione del Giudice, affinché questi ne tenga attento e debio conto nelle sua decisione in tema di affidamento dei figli. Se infatti l’affidamento esclusivo deve/dovrebbe ormai rappresentare una soluzione residuale nei casi di separazione in presenza di figli, la Mediazione Familiare si impone di conseguenza quale strumento fondamentale per “sostenere” e rendere effettivo l’affidamento condiviso.
Intendo dire che, tecnicamente, impegnarsi di fronte al Giudice ad intraprendere un percorso di Mediazione Familiare, ovvero presentarsi di fronte a lui dopo averlo già iniziato o addirittura già concluso, costituisce un elemento che il Giudice deve necessariamente prendere in considerazione e che verosimilmente lo convincerà ancor più fondatamente dell’opportunità di disporre l’ affidamento condiviso nel caso specifico. Questo perché utilizzando la Mediazione Familare i genitori danno prova concreta di volersi spontaneamente “attrezzare” per realizzare al meglio una serena ed equilibrata gestione condivisa dei figli.
Dunque in conclusione la Mediazione Familiare è necessaria ed utile e sempre più lo sarà nei conflitti familiari, non ultimo al fine di lanciare un messaggio molto positivo all’organo giudicante. E questo non per un mero interesse di parte, quanto a favore di quella “nuova cultura della genitorialità” a cui noi tutti aspiriamo. Avv. Giovanni Nanetti
Mediatore familiare