Stragi Familiari, in 20 anni aumentate del 1.600 per cento
da http://www.fenbi.it/
Nelle cause scatenanti dei picchi di disperazione che portano a togliere e togliersi la vita, esiste un fattore di rischio che viene costantemente ignorato. L’interruzione giuridica del progetto genitoriale.
L’inibizione del legame genitoriale non ha nulla a che vedere con l’affidamento dei figli: tanto con l’affido esclusivo quanto con l’affido condiviso, il trend dei tribunali italiani è quello di non equiparare forme e contenuti di entrambi i ruoli genitoriali, limitando le frequentazioni e l’influenza del genitore escluso nel processo di crescita dei figli.
Il proposito di avere dei figli prescinde dal mero concepimento, dalla trasmissione del patrimonio genetico e dalla stessa gravidanza, va molto oltre: è un progetto educativo a lungo termine, un processo di cura e trasmissione di sé che accompagna (o dovrebbe accompagnare) la prole negli anni successivi alla nascita. L’esclusione forzata da tale progetto, la riduzione a ruoli marginali, la cronica limitazione ad un ruolo subalterno rispetto all’altro genitore, la delegittimazione, la mortificazione, l’inefficacia delle contromisure giuridiche e lo status di “intruso” che ne derivano sono le molle che innescano la spirale di disperazione che può esitare in episodi di cronaca nera.
Il genitore escluso che chiede di continuare ad occuparsi dei figli anche dopo la separazione viene percepito dall’apparato giudiziario (la maggioranza di Tribunali ordinari e minorili, assistenti sociali, consulenti) come individuo che tenta di invadere il territorio altrui; quindi da circoscrivere, ridurre, contenere.
L’humus dei provvedimenti è declinato, con modalità ricorrenti, sulle diverse sfumature del “limitare”.
Prova ne sia che - anche dopo la riforma dell’affido ondiviso - i Tribunali continuano a concedere un “diritto di visita” - creato arbitrariamente, inesistente nella normativa - limitato prevalentemente alle misure standard di alcune ore due pomeriggi a settimana, due weekend al mese, una settimana durante le vacanze natalizie e due d’estate. L’orientamento prevalente, in sostanza, continua ad essere improntato al “minimo indispensabile” esattamente come accadeva con l’affido esclusivo, sconfessando la riforma normativa voluta dal Parlamento (l. 54/2006) e soprattutto il diritto dei minori. Che tale modus operandi si traduca in una concreta esclusione dalla vita dei figli, e venga percepito quale riduzione ad “accessorio inutile”, quasi “fastidioso” da parte del genitore che lo subisce, non è difficile da comprendere.
Come non è difficile comprendere che l’interruzione forzata di un intero progetto di vita ed i rapporti con i figli privati di qualunque spontaneità, gravemente limitati nei tempi e nei modi imposti per sentenza, costituiscano una inibizione violenta tanto dei più forti istinti naturali quanto delle sovrastrutture culturali, un’aggressione alla sfera più intima e personale dei soggetti coinvolti - adulti e minori - assimilabile ad un vero e proprio stupro delle relazioni. Lo stupro delle relazioni, inoltre, si aggrava ogniqualvolta il pur limitato “diritto di visita” viene subordinato al volere del genitore che esercita un reale potere sulla prole, quando cioè il genitore prevalente1 ostacola o impedisce gli incontri dell’altro con i figli.
Vi invitiamo a leggere tutto il Documento da cui è tratta l'introduzione sopra riportata e ad approfondire lo studio realizzato dalla Fe.N.Bi. presentato al XXIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Criminologia temutosi a Como il 14-16 ottobre 2010