ITALIA OGGI del 14.09.06 - Vogliono modificare la legge !! Non dobbiamo permetterlo !!!
Data Pubblicazione 14/9/2006 Articolo tratto da: Italia Oggi
Il sottosegretario alla giustizia, Daniela Melchiorre, spiega le linee di riforma della legge 56/2006 Competenze incerte e tribunali che aspettano la Cassazione
A soli sei mesi dall'entrata in vigore, la nuova legge sull'affidamento congiunto dei figli in caso di separazione e divorzio, n. 56 del 2006, si è già impantanata in una serie di impasse sia di merito sia procedurali. Tanto che da più parti nel governo si parla già di una prossima revisione di quelle norme che nella pratica stanno creando i maggiori problemi. La competenza esclusiva per mettere le mani sulla materia, però, come spiega la giovane e battagliera sottosegretaria di via Arenula, Daniela Melchiorre, ´è tutta nelle mani del ministero della giustizia, che sta già provvedendo con un'apposita commissione da me presieduta alla riforma della giustizia minorile, nella quale rientrerà ovviamente anche l'affido congiunto'.
Domanda. La legge 56 ha stabilito per la prima volta in Italia il principio della bigenitorialità per i figli in caso di separazione e divorzio. A sei mesi circa dall'entrata in vigore, però, la sensazione è che questa idea, sacrosanta, si stia scontrando con una prassi piuttosto difficile
Risposta. Intanto già il termine ´bigenitorialità' mi sembra un'inutile tautologia, dato che mi sembra pacifico che i genitori siano sempre due. A parte la terminologia fuorviante, comunque, l'idea di partenza che i minori abbiano diritto a stare con entrambi i genitori separati o divorziati è condivisibile. Quello che non va è la sua applicazione pratica.
D. A che cosa si riferisce, in particolare?
R. I problemi più gravi sono nella procedura. La legge si è ´dimenticata' di stabilire regole certe di ripartizione delle competenze fra tribunali minorili e ordinari, per esempio per i ricorsi riguardanti i figli naturali, che tradizionalmente erano rivolti ai tribunali dei minori, ma che ora, nella poca chiarezza della nuova disciplina, non si sa più a chi indirizzare. Con il risultato che i bambini rimangono senza giudici, e che molti tribunali, come quello ordinario e minorile di Milano, si sono bloccati in attesa che intervenga la Corte di cassazione sulla questione.
D. A parte i problemi di procedura, il timore lanciato dall'Associazione avvocati di famiglia, all'indomani dell'approvazione della legge, è che l'accordo forzato su questioni delicate, nel caso di coniugi molto conflittuali, non faccia che aumentarne la conflittualità.
R. La nuova disciplina non tiene conto che le famiglie sono fatte di essere umani, e pretende di fare andare d'accordo persone che in molti casi proprio non ci riescono, con l'effetto perverso di aumentare, anziché diminuire, il disagio dei minori. Va bene l'idea della legge di valorizzare la figura del padre separato rispetto al passato, ma gli strumenti utilizzati non sono quelli opportuni.
D. Di che cosa c'è bisogno, allora?
R. C'è bisogno di risolvere innanzitutto quello che è il male maggiore della giustizia minorile in Italia, e cioè la dispersione delle competenze tra giudici di ogni sorta, dalle procure ai giudici tutelari, ai tribunali minorili e ordinari. È per questo che noi abbiamo istituito la commissione di studio per la riforma della giustizia minorile, con l'obiettivo di arrivare alla creazione di un tribunale unico della persona e della famiglia. In questo modo non saranno solo le singole posizioni giuridiche, siano quelle del padre o della madre, a essere tutelate, ma l'interesse e il benessere di tutta la famiglia.
D. Vari esponenti del governo nel corso dell'estate, in particolare a ridosso di fatti di cronaca sull'aumento delle violenze domestiche nelle famiglie con coppie separate o divorziate, hanno fatto ripetuti annunci su un prossimo intervento del governo per rivedere la legge.
R. Lo ripeto: non avrebbe senso intervenire di nuovo con provvedimenti emergenziali e scollati da una riforma organica, come un po' è avvenuto con questa legge sull'affido condiviso. Occorre prima lasciar fare alla commissione del ministero della giustizia il suo lavoro, in modo da arrivare entro un anno a un disegno di legge che istituisca il tribunale unico competente a ricevere tutte le controversie che riguardino i minori e la famiglia. In questo ambito, poi, troveranno logicamente spazio anche le linee portanti con gli interventi di merito sull'affidamento congiunto.
Teresa Piattelli