CORRIERE DELLA SERA - Stalking, a un anno dalla legge
Stalking, a un anno dalla legge le richieste d'aiuto sono cresciute del 25%.
I dati dell'Osservatorio nazionale: un quarto delle vittime sono uomini
MILANO - Può essere un ex partner, un vicino di casa, un amante o addirittura un familiare. Non esiste l’identikit del potenziale stalker, chiunque, in determinate condizioni, potrebbe ritrovarsi a compiere atti di persecuzione. Ne sono convinti all’Osservatorio Nazionale sullo stalking, associazione aperta dal 2002 che, attraverso oltre 9mila 500 interviste, ha tracciato il quadro del fenomeno.
IL REATO - Da un anno lo stalking è reato, è stato introdotto nel codice penale (612 bis) con il decreto legge del 24 febbraio 2009, poi convertito in legge. Da quel momento le richieste d’aiuto al centro d’ascolto dell’Osservatorio sono cresciute del 25%. «Dopo la mia decisione di lasciarlo, ha iniziato a inviarmi continui messaggi, a telefonarmi, a seguirmi anche sul posto di lavoro – racconta Stefania vittima di uno stalker -Mi lanciava accuse prive di fondamento, minacce. Praticamente per un periodo ho smesso di vivere». Secondo Alessandro Russo, psicologo che presta servizio al Centro Ascolto di Milano, uno dei 6 aperti in Italia, chi viene perseguitato, anche quando la pressione psicologica finisce, vive in costante stato d’allerta, cambia le sue abitudini, in alcuni casi può arrivare al suicidio. Ad essere vittime non solo le donne, nel 25% dei casi sono gli uomini ad essere presi di mira da ex partners e «Per un uomo – racconta ancora Alessandro Russo che ha incontrato in un anno oltre 120 persone – è ancora più difficile aprirsi. All’inizio c’è grande imbarazzo, soprattutto se lo stalker è un altro uomo, in caso di rapporti gay». Dall’entrata in vigore della legge, il reato di stalking è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni ma la legge protegge la vittima solo su denuncia. Fino al 31 ottobre dell’anno scorso le denunce sono state 4124, le persone finite in carcere 723.
di Barbara Righini
22 febbraio 2010