Lettera al Giudice
Buongiorno Signor Giudice, mi presento: io sono un papà. Il mio nome è Marco, ho una splendida figlia. Il suo nome è Daisy. Sì, Daisy Gioia, è il nome del dono più prezioso che io abbia mai ricevuto dalla vita.
Dopo questa breve premessa vengo subito al punto, per non rubare tempo a nessuno, è prezioso!
Non ho nessuna intenzione di perdere fiducia nelle autorità giuridiche, men che meno in istituzioni quali tutela dei minori, avvocati e assistenti sociali.
Ma purtroppo, mi trovo qui davanti a Lei, a tutti voi, in una situazione poco piacevole e che non mi rappresenta.
Oggi dovrei firmare un accordo preso mesi fa con la mia ex compagna, madre di mia figlia.
Ebbene in quest’accordo io dovrei firmare un affido esclusivo, e cioè che mia figlia venga affidata esclusivamente a sua madre. L’accordo fu fatto nel dicembre 2010. Già mentre mi recavo dall’avvocato per firmare tale foglio, fui preso da parecchio sconforto. Non mi capacitavo, e non lo faccio tutt’ora, di come si possa scendere a compromessi, di come si possa quantificare il tempo da passare con la propria figlia, non tenendo in considerazione il suo bene oppure la voglia che potrebbe avere lei, di starsene un po’ di più con papà, cosa manifestatasi soventemente.
Non mi capacito di come sia possibile togliere un papà ad una bambina di tre anni e mezzo.
Certamente, io cedetti a questo “accordo”, perché sono un ragazzo padre che vive con soli mille euro al mese; con un lavoro part-time, per aver la possibilità di vedere mia figlia qualche ora al pomeriggio; con un mutuo che grava solo e soltanto sulle mie spalle. Prima, bene o male, con l’aiuto della mia ex compagna, riuscivamo ad arrivare tranquillamente a fine mese.
Dal primo momento in cui ho tenuto fra le mie braccia la mia bambina, io mi sono preso l’impegno di essere un buon padre, un brav’uomo, ho deciso di sacrificarmi individualmente per l’apertura del mutuo che tutt’ora cerco di pagare, volevo assolutamente garantire alla mia ex compagna e a nostra figlia di aver un tetto sotto il quale ripararsi e vivere tutti insieme.
Poi sono stato abbandonato. Sì signor Giudice, sono rimasto solo. Non escludo che l’amore tra due persone possa finire, come nel nostro caso, ma non ammetto che l’amore tra un padre ed una figlia venga messo “a baratto” su un pezzo di carta per poter dare meno soldi come mantenimento od altro.
È per questo che oggi son qui, a spezzare, stracciare, a rinnegare la mia decisione, presa tot mesi fa, decisione assunta per varie motivazioni.
Innanzitutto per istinto di sopravvivenza: dovrò pur nutrirmi anche io, dovrò pur vivere dignitosamente in una casa, e con il termine “dignitosamente” intendo che vorrei vivere in una casa, pagare il mutuo e poterla anche mantenere, poter lavarmi con l’acqua corrente, cucinare con il gas metano, in inverno tenermi al caldo e fornire a mia figlia il benessere di cui qualsiasi bambino ha bisogno, in poche parole poterla anche mantenere.
Io non ho nessuna intenzione di togliere dalla bocca di mia figlia il pane quotidiano, credo solo che tra i mali minori bisognerebbe scegliere quello meno peggio. La mia ex è più abbiente di me, ha una famiglia alle spalle che la aiuta economicamente, io purtroppo signor Giudice non sono stato fortunato come lei. Io mi son sempre sudato e guadagnato ogni singola cosa che portavo a casa, non mi ha mai regalato nulla nessuno, nemmeno i parenti.
Sono stato sfortunato nella vita, di questo ovviamente non ne faccio una colpa a nessuno, nemmeno alla mia ex, sia chiaro. Sto semplicemente esponendo le motivazioni per cui mi hanno portato a contrattare sul futuro tra me e mia figlia. Altra cagione risiede nel fatto che, l’avvocato che mi rappresenta, ha ritenuto questa sorta di permuta, come il miglior risultato da ottenere. Magari sarà così, magari non otterrò più di tot ore da poter passare con mia figlia, magari sarà vero che dovrò rinunciare ad una casa per poter mangiare, ma credo che non ci sia cibo migliore che il nutrimento dato dall’affetto padre-figlio. È per questo che io rinuncio.
Sì, rinuncio a dare l’affido esclusivo alla madre di mia figlia,
rinuncio ad avere una posizione sicura nella vita,
rinuncio ai valori che vengono attribuiti abitualmente al denaro,
e infine credo nel valore insostituibile della famiglia,
credo nella possibilità di dare a mia figlia un futuro migliore con la mia presenza.
Io credo nell’amore che provo per mia figlia, e in quello che prova lei per me.
E non sarà di certo per mano mia che farò togliere un padre, un buon padre, ad una bambina, qualsiasi età essa abbia.
Concedere un affido esclusivo significa questo: togliere un genitore ad un bimbo; dichiararsi un cattivo genitore, un genitore non presente. Ecco Signor Giudice, io non mi ritengo un cattivo padre!
Mi permetto di farLe un esempio: quello di Stonehenge. Lei saprà che è un sito neolitico in Inghilterra, composto da un insieme circolare di grosse pietre erette, conosciute come megaliti. Ecco, queste megaliti, in particolare, il trilite, è composto come dice la parola stessa da tre pietre: due piedritti e un architrave. Provi ad associare mia figlia ad un architrave, ad un dono che i due piedritti ergono alle bellezze del cielo stellato e alla luminosità del Sole. Sarà d’accordo con me sul fatto che, togliendo uno dei due piedritti, o anche semplicemente spostandolo, le forze della statica graveranno sull’intero equilibrio della struttura, e magari porteranno alla caduta ed alla rottura del’architrave. Lei vorrebbe mai che accadesse questo? Io, in qualità di genitore no, e nemmeno in qualità di piedritto! Certo, questi due pezzi di pietra dovranno avere forza e resistenza per tutta la vita affinchè rimanga la stabilità, ma concorderà con me che a parità di portanza, la forza da dimostrare e il peso da sostenere sarà ridotto al minimo. Questo per dire anche che io non ho nessuna intenzione di lasciare alla mia ex compagna tutti gli oneri e le responsabilità riguardo alla crescita della mia bambina. Io credo di avere il diritto di poter essere parte portante nei riguardi del futuro di Daisy, e ritengo anche che questa persona abbia diritto alla bi-genitorialità.
No Signor Giudice, io non sarò di certo il boia, intendo come esecutore, del mio rapporto con mia figlia. E spero che questo brutto ruolo non lo debba indossare né lei, né nessun’altro essere vivente.
La ringrazio per il tempo da Lei dedicatomi.