Papa' Separati Lombardia

GIOPA "Il mio giorno con papà"

da Settembre nella provincia di Milano

GIOPA è l’acronimo del nome del servizio “ Il mio giorno con papà”. Il nome vuole dare valore al tempo trascorso dai figli con la figura paterna, tempo sempre molto limitato, tanto più dopo le separazioni, ma di grande importanza per la storia di entrambi. Il pronome mio rimanda al bisogno di possesso, ma anche ad una condizione ed emozione che sono riservate, personali, private ed intime, insomma in altre parole esclusive.

Essere padre
Essere padre significa “sentire” il proprio bambino come parte di sé e questo porta ad una relazione fatta di comunicazioni verbali e non verbali: gesti, sguardi, carezze, momenti d’intimità e di grande empatia. Essere padre è un riconoscimento da parte dell’uomo di funzioni e responsabilità, sentirsi padre è invece la percezione emotiva della paternità, la capacità di costruire un’ immagine di sé accanto al proprio bambino. Questa capacità è strettamente legata alla possibilità di avere un’ interazione precoce col proprio bambino, una “preoccupazione paterna primaria”, come scrive Winnicott, tale da permettere un legame affettivo coinvolgente e pregnante, e consentire di rispondere adeguatamente ai bisogni del proprio bambino durante il suo percorso di crescita. Il padre che sa accompagnare il figlio nel suo percorso evolutivo diventa un punto fermo nella sua esistenza che non può e non deve incrinarsi neppure dopo la separazione tra i genitori. La separazione infatti non deve significare esclusione, deresponsabilizzazione della figura paterna, che ha un’importanza fondamentale nella vita dell’individuo: il rapporto padre-figlio deve essere” per sempre”, qualunque cosa accada, il figlio deve avere la certezza che questa figura non scomparirà dalla sua esistenza. Non tutti i padri sono preparati all’assunzione di tale ruolo e responsabilità e pertanto devono essere aiutati ad essere “genitori a pieno titolo”.

La legge sull’affido condiviso
La Legge 8 febbraio 2006, n. 54 "Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli" si riferisce all’esercizio della potestà dopo la separazione, sia dei genitori legittimi che di quelli naturali. Certamente rappresenta un'anticipazione nel cambiamento del costume, poiché purtroppo la norma, in una grande maggioranza dei casi, è di situazioni di elevata conflittualità o, al contrario, di assenza di fatto del genitore non convivente.
La legge prevede l’affidamento ad entrambi i genitori e la potestà esercitata da entrambi come modalità attraverso le quali realizzare le corresponsabilità educative, fatte salve situazioni specifiche in cui il giudice può decidere diversamente, affidando il figlio minore ad uno di essi. Il testo (art. 155, comma 1) ribadisce in primo luogo che il figlio minore ha diritto a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori anche dopo la loro separazione.
Si tratta, quindi, di una vera rivoluzione del sistema precedente - fondato sulla previsione in via prioritaria dell’affidamento esclusivo ad un genitore soltanto e sulla previsione, in via eccezionale, di altre modalità di affidamento - e le relazioni familiari sono considerate il luogo primario in cui l’educazione dei figli deve essere vissuta in modo condiviso dai padri e dalle madri.

La giurisprudenza dovrà ora indicare, quindi, le modalità concrete per attuare il principio di corresponsabilità: la piena potestà esercitata da entrambi i genitori comporta che siano in grado di percepire la necessità di assumere nei confronti dei figli il più possibile posizioni convergenti.

Un ulteriore elemento di grande interesse è dato dall’art. 155 sexies che stabilisce che prima dell’emanazione dei provvedimenti anche presidenziali “il giudice dispone l’audizione del figlio minore che abbia compiuto gli anni dodici e anche di età inferiore ove capace di discernimento”, nel rispetto di quanto stabilito dalla Convenzione di New York . (Gianfranco Dosi, 2006) . Le nuove disposizioni legislative rivestono grande importanza anche per la rilevanza del fenomeno. Il numero delle separazioni nel nostro paese è considerevole ( anche se di gran lunga inferiore alla media delle altre nazioni europee), poiché nel corso degli ultimi dieci anni sono quasi raddoppiate: sono passate da 24.369 nel 1991 a 81.744 nel 2003 , di cui il 52% con figli minori affidati; i divorzi sono ugualmente incrementati da 27.350 nel 1991 a 43.856 nel 2003, di cui il 36,9% con figli minori affidati. (fonte ISTAT)

Separazioni e difficoltà del ruolo genitoriale
La separazione tra i coniugi, anche quando sia consensuale e trovi accordo sulla condivisione del progetto educativo relativo ai figli ha certamente ricadute su di essi.
La separazione in genere avviene dopo un periodo più o meno lungo in cui la relazione si è logorata, e la tensione ha più o meno coinvolto i figli, vuoi per cercarne l’alleanza, vuoi per dimostrare l’inettitudine dell’altro genitore.
La separazione di fatto dei genitori comporta solitamente, oltre ai mutamenti nelle relazioni quotidiane e nello stile di vita, anche cambiamenti del loro atteggiamento nei confronti del figlio. E questo non solo nel genitore che si allontana, ma anche in quello che rimane. Il primo, infatti, non è solitamente in grado di fornirgli sufficiente appoggio, per la mancanza di quotidianità che conduce ad un inevitabile allentamento di legami anche positivi. Il secondo, d'altra parte, anche se solitamente percepisce come un vantaggio il vivere con il figlio in una situazione meno ansiogena della precedente, può ritrovarsi poi, con l'andare del tempo, in una situazione complessa in cui a sentimenti positivi si aggiungono sensi di insoddisfazione e di fatica per l'assunzione di tutta la funzione allevante.
Esiste un periodo successivo alla separazione, che vari autori considerano si svolga nell'arco di un paio di anni, in cui tutti - genitori e figli - appaiono alla ricerca di un assestamento personale e relazionale. In tale processo assume un peso rilevante la capacità dei genitori di ritrovare gradualmente motivi di autostima, non tanto o non solo nella genitorialità, ma anche nel contesto sociale e parentale, perché solo questo permette una reale accettazione da parte di uno della genitorialità dell'altro.
Il superamento della crisi, conseguente alla disgregazione familiare, non è però automatico, né avviene sempre in modo funzionale per i componenti della famiglia: esso è infatti in rapporto alle caratteristiche della loro relazione precedente e delle risorse che essi riescono a mettere in atto. Una disponibilità già presente in passato a valorizzare l'altro, almeno in alcuni suoi aspetti, ed a comunicare con lui sono senz'altro fattori favorenti per riconoscergli il ruolo genitoriale e permettere al bambino di mantenere e sviluppare positivamente il rapporto con lui. (AnnaMaria dell’ Antonio, 1998)

La legge sulla separazione condivisa chiama i padri ad una maggiore responsabilità nei confronti dei figli in un momento particolarmente difficile: spesso, nel primo periodo della separazione, i padri devono affrontare anche notevoli problemi logistici oltre che personali ed affettivi.
La casa coniugale in genere viene assegnata alle madri, mentre i padri subiscono una espulsione fisica e psicologica che sovente è risolta con il rientro presso la famiglia d’origine, ritornano così ad essere primariamente figli, o con una sistemazione precaria o provvisoria.
Alle difficoltà psicologiche si aggiungono anche problemi economici, che possono diventare arma di ricatto per entrambi i genitori, allontanando la possibilità di condivisione educativa ed affettiva verso i figli.
Il padre deve concepire un nuovo ruolo, un nuovo modo di relazionarsi con il figlio che, a seguito della separazione dei genitori, vive situazioni di angoscia, incertezza e timore di essere da loro abbandonati.
Per questo motivo i bambini dopo la separazione possono diventare ansiosi, irritabili, depressi, aggressivi, perché la paura dell’abbandono è molto grande.
La lontananza dalla vita quotidiana del figlio, costringe il padre ad una progressiva estraneità alla crescita del bambino, limita la conoscenza diretta delle sue esigenze, dei suoi interessi, tanto che spesso non sa o non riesce a gestire il tempo che può trascorrere insieme, non sa proporre o chiedere al figlio cosa fare insieme nel tempo a loro riservato. La difficoltà comunicativa e relazionale a volte può essere percepita dal bambino come un rifiuto del papà che non “ sa occuparsi di lui”, dei suoi problemi e delle sue conquiste.

Il servizio GIOPA’
La prassi dell'affido condiviso presume, forse più di quanto richiesto dalla prevalenza di affidi monogenitoriali, l’ esistenza di servizi socioassistenziali competenti di appoggio alla famiglia, per interventi di chiarificazione, di supporto ed eventualmente anche più specificamente terapeutici. Il progetto dell’Amministrazione Provinciale offre un aiuto ai padri separati o in fase di separazione a sostegno del ruolo e per facilitare l’acquisizione di competenze specifiche. Il Giopà è un luogo dove papà e bambini possono stare bene insieme, dove possono giocare, parlare e condividere una condizione comune.
Il servizio è un’ esperienza pilota che vuole dare un aiuto concreto al padre, e più in generale ai genitori, in un numero limitato se consideriamo l’entità del fenomeno, ma significativo per sollecitare l’attenzione dei molti soggetti istituzionali e no che dovrebbero impegnarsi in tal senso. Il servizio offre ai padri e ai loro figli uno spazio che li aiuta a riscoprire e ricostruire la loro relazione, un luogo di scambio tra pari ( le persone lo frequenteranno in piccoli gruppi) che valorizza il tempo trascorso insieme, in un’ottica di condivisione della responsabilità delle cure, lasciando anche la madre più libera di avere tempo per sé.
E’ un luogo che può favorire la riflessione sulla paternità e l’apprendimento di comportamenti, la rivelazione del gioco e di tutto quanto può facilitare la costruzione del legame. Proprio per preservare l’importanza di questo incontro il servizio prevede alcune “regole” che lo definiscono: non è un luogo di diagnosi o di trattamento del conflitto di coppia, non è un luogo cui delegare anche per pochi momenti le cure del figlio, non è un luogo in cui parlare della separazione o dell’altro genitore.
I padri con i loro figli sono “padroni di casa”, quindi attivi e partecipi della conduzione, e gli educatori sono presenti per garantire il buon funzionamento e facilitare i momenti di gioco.
L’equipe del servizio è composta da due educatori, un’assistente sociale, una coordinatrice e un supervisore.

Il ruolo dell’ educatore
La figura dell’educatore, all’interno del Giopà, riveste caratteristiche peculiari e, vista la sua definizione originaria, piuttosto uniche e originali.
L’educatore non interviene pedagogicamente, bensì è “un buon padrone di casa” che desidera vedere i suoi ospiti attivi, creativi e a loro agio.
E’ un professionista che osserva, rielabora, entra nell’azione solo ed esclusivamente per “ passare il testimone” al papà un po’ in difficoltà o in crisi, che desidera però sfruttare al meglio il tempo dedicato al rapporto col proprio figlio. Un operatore capace, disponibile al dialogo e in qualche modo al confronto con l’utente e per di più qualificato professionalmente, è una garanzia del servizio, un gestore del buon funzionamento del Giopa.
Nessun educatore in questo luogo compie interventi pseudo-genitoriali, opera eventualmente, quasi in silenzio, sull’acquisizione da parte dei padri di quelle piccole finezze o abilità che permettono di sfruttare al meglio coi propri figli le ore a disposizione.
Ad esempio durante i laboratori, il gioco, strumento principe della creazione dei rapporti interpersonali, l’educatore certo partecipa a tutte le attività, le propone, le sostiene e le rende convincenti, in silenzio poi si ritira lasciando la gestione del rapporto ai veri attori del servizio, padri e figli.
Sicuramente il dialogo tra padri e servizio è importante, ma non può trasformarsi in consulenze personalizzate: l’educatore, fornito di conoscenze e della propria esperienza, indicherà all’utente i servizi territoriali rispondenti alle sue necessità.
Infine svolge il lavoro prettamente amministrativo e gestionale: tenere in ordine le schede personali, i vari turni di presenza, i diari giornalieri, i passaggi di consegne che rappresentano il lavoro educativo a tutto tondo, che nulla lascia al caso e che si compone non solo di estro e fantasia, ma anche di oculatezza e ordine.

Informazioni
Giopà è sito in un appartamento al piano terreno di uno stabile dell’Amministrazione Provinciale in via Procaccini 12 a Milano.
I bambini e i padri avranno a disposizione lo spazio, l’arredamento e gli oggetti che hanno lo scopo di rendere il luogo più accogliente e allegro.
La struttura è composta da un locale ampio dove grandi e piccoli potranno disegnare, colorare, costruire oggetti che poi potranno portare a casa, con uno spazio per attività di piccolo gruppo e di gioco, uno per la merenda per bambini e padri ( pensato come momento per facilitare la socializzazione fra gli stessi e uno scambio tra adulti), e un locale più piccolo dedicato ai più piccini o come luogo più raccolto per la lettura, dove prevarrà la dimensione dell’accoglienza e della relazione affettiva.
I locali sono dotati di un arredamento allegro e adatto ai bisogni di figli e padri, con materiale adatto ai bambini di differenti età.

L’orario di apertura è:
mercoledì dalle ore 16 alle ore 20
sabato dalle ore 9,30 alle 12,30 e dalle ore 15 alle ore 18
domenica dalle ore 9,30 alle 12,30 e dalle ore 15 alle ore 18.

Potranno frequentarlo per un anno, o al massimo 18 mesi, padri e figli di età compresa tra 0 e 13 anni con eccezione per i fratelli più grandi.

Il servizio sarà aperto entro settembre 2007

Per informazioni tel. 339-1799288 o 340-5401282

Potranno iscriversi i padri separati da poco tempo o in fase di separazione, quando la convivenza si è interrotta. E’ previsto un colloquio individuale con un operatore che ha lo scopo di presentare il servizio, di fare una prima conoscenza del genitore e di comprendere la motivazione della richiesta.
Il tempo di frequenza sarà modulato sulla base delle specifiche necessità, con frequenza un giorno la settimana e pertanto si concorderanno col genitore giorno e orario di accesso al servizio.

Rapporti con i servizi e privato sociale.
I genitori possono presentarsi direttamente, ma spesso è probabile che siano sollecitati da altri servizi che si occupano di questa problematica: Consultori familiari, Gea , Avvocati matrimonialisti, Servizi alla famiglia, Servizi di Tutela Minori, UONPIA, Associazioni di padri separati, che sono un utile osservatorio dei bisogni dei genitori potenziali fruitori del servizio.
I rapporti saranno di grande collaborazione, di scambio, al fine di rendere il più utile possibile la frequenza del servizio

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