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Un'altra storia come tante

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Da : ......@libero.it>
A : info@papaseparatilombardia.org
Oggetto : Un'altra storia come tante
Data : Fri, 13 Jul 2007 05:27:04 +0200

13 luglio 2007

Bene,
credo sia il caso innanzi tutto di presentarsi: sono ovviamente un padre che non riesce a vedere la propria figlia - se si escludono casi sporadici intervallati tra loro di piu' mesi - dal settembre 2004, esattamente da quando, nel corso dell'utlimo weekend passato con la bambina, la piccola mi ha confidato che la madre la voleva costringere ad andare da una psicologa per dirle che io "la picchiavo".

La piccola era piccola, ma le idee le aveva ben chiare e, poverina, mi diceva: papa' scusami, ma io con la mamma ci devo stare e in qualche modo devo difendermi. Naturalmente la psicologa mi ha contattato e, quando le ho riferito il racconto della bambina, ha risposto di non preoccuparmi che aveva capito benissimo che i fatti erano assolutamente inventati perche' non riusciva a parlare con la bambina senza il continuo intervento della madre e perche' alla fine ne' la madre ne' la bambina riuscivano a collocare temporalmente i loro racconti cadendo in continue contraddizioni.

Ma la cosa importante e' che da quella confidenza fattami da mia figlia (che ha riferito alla madre) mia moglie ha eluso per mesi - fino alla tarda primavera successiva - le disposizioni riguardanti il diritto di visita, di volta in volta non facendosi trovare in casa oppure rifiutandosi bellamente di affidarmi la bambina, e soprattutto, nel frattempo, ha trovato una psicologa disposta a fare una segnalazione al tribunale di Monza e ad ottenere la sospensioine cautelare del diritto di visita.

Non voglio tediarvi con l'evoluzione dei fatti e cosi' li riassumo sommariamente, sicuro di non raccontare a nessuno niente di nuovo:

- interviene tempestivamente il tribunale dei minori di Milano che annulla la sospensione del diritto di visita e assegna ai servizi sociali di Cologno Monzese il compito di organizzare una serie di incontri protetti in considerazione del molto tempo passato senza che la bambina abbia potuto vedere il padre

- i servizi sociali inizialmente non sono affatto dell'avviso ed esordiscono dicendo che secondo loro il ripristino delle visite era un obiettivo secondario (ci vorra' un sollecito legale per far cambiare loro idea), ma di fatto, attraverso varie vicissitudini gli incontri non avranno avuto luogo ancora dopo quattro mesi dalla disposizione del tribunale dei minori di Milano e a questo punto chiedo a voi uno sforzo di fantasia: i servizi sociali chiedono di prendere ancora tempo impegnando gli incontri in colloqui tra i coniugi invece di svolgere gli incontri tra il padre e la figlia e a fronte della mia protesta (ingenua, devo ammetterlo) che sarebbe stato meglio che svolgessero il loro incarico invece di inventarsi dell'altro la risposta quale sara' stata? Lo so, starete pensando che sono un "pischello" e probabilmente avrete ragione; ho scoperto solo dopo che e' la risposta standard in questi casi e': lei, caro signore, non e' in possesso della capacita' genitoriale e qui ci vuole una bella CTU del tribunale che giudichi della capacita' genitoriale di entrambi i genitori", come a dire: o stai zitto e fai quello che ti dico o altrimenti ti sistemo io.

- ci saranno degli incontri di un'ora ogni quindici giorni nella struttura attrezzata che i servizi sociali inizialmente sostenevano di non avere e che improvvisamente e' saltata fuori e ci sara' anche la CTU che lo stesso psicologo dei servizi sociali che l'aveva chiesta definira' di volta in volta "assolutamente corretta" oppure "tirata su' frettolosamente" (nel secondo caso quando gli viene fatto notare che il profilo che il periti hanno tracciato su di me gli calza come un quanto, sembra proprio lui fatto e finito) e la CTU dira' sostanzialmente che la bambina deve essere affidata a una comunita'

- ovviamente in tutto questo tempo sono stato accusato da mia moglie di aver malmenato sia lei che la bambina, di averla minacciata per telefono, di aver avuto attenzioni di carattere sessuale nei confronti di mia figlia e di aver pubblicato sue foto in un sito pedo-pornografico.

- l'eterno ingenuo che e' in me si chiedera' se qualcuno si prendera' la briga di cercare dei riscontri e se ci sara' un'attribuzione di responsabilita' visto che le accuse sono palesemente false e facilmente controllabili, ma che vi avevo detto? sono un ingenuo, e a fronte di "accuse tanto pesanti" (sono parole dello psicologo dei servizi sociali) la scelta piu' ovvia e' aspettare tranquillamente continuando a propinare incontri tra gli assistenti e i due genitori dove ovviamente le accuse continuamo per mesi e mesi fino a quando, non sapendo piu' cosa dire, la cara moglie esaurisce il campionario e si riduce ad accusarmi di averle rubato la pompa della bicicletta!!!

- il tempo passa e le cose cambiano; qualcuno (indovinate chi?) fa il punto della situazione e il giudice del tribunale dei minori di Milano e' tanto bene informato che arriva a scrivere di una "mutata consapevolezza" della signora e quindi per tutti le cose stanno migliorando. Ma sono migliorate? Che dire, adesso gli incontri sono esterni, senza piu' gli assistenti sociali e posso vedere (leccando il vetro) mia figlia che fa la spesa in un centro commerciale con la madre e al momento in cui si cerca per lo meno di mangiare una pizza insieme, con un pretesto la signora comincia ad urlare per i corridoi dei negozi affollati come lo sono al sabato "Ladro! Ladro!" costringendomi ad allontanarmi prima di essere linciato dalla folla. E' solo uno degli episodi (ce ne sono molti altri per i quali ovviamente la signora dira' di avere dei testimoni che naturalmente non si sono mai visti) ma sta di fatto che a settembre 2006 finalmente i servizi sociali si decidono e posso andare a prendere la bambina e tenerla per il weekend (sono passati due anni di cui uno passato dai servizi sociali!!)

- riuscirò solo due volte, poi mia moglie si opporra' platealmente coinvolgento anche altre persone a me sconosciute che si frapporranno fra me e la bambina che ovviamente si eclissera' con la madre. Ecco che viene fuori (a fronte di un nuovo intervento del mio legale) che le cose non andavano affatto migliorando come invece si stava sostenendo e che, portati su un piano di realta', diventava un po' complicato spiegare come mai questa non corrispondeva affatto a quello che si stava raccontando.

- bene, se una decisione deve essere presa, che la si prenda: Il bravo psicologo dei servizi sociali del comune di Cologno Monzese chiede una serie di incontri individuali e nel corso del mio mi annuncia la sua intenzione, contrariamente a quanto espresso dalla CTU in modo "raffazzonato" di affidarmi la bambina e si discute delle modalita' e a fronte delle sue perplessita' sul mio lavoro disagiato (orari strampalati e trasferte) trovo chi e' disposto ad offrirmi un lavoro a condizioni (dal punto di vista della qualita' della vita) decisamente migliori e molto piu' vicino a casa ed e' anche disposto ad aspettare il tempo necessario perche' mi sistemi con la bambina (non dovrei dirlo, ma, essendo un consulente informatico un po' piu' che distretamente quotato, appartengo a una classe di privilegiati che non devono cercare lavoro visto che e' il lavoro che cerca loro) e quindi gli ostacoli "logistici" al momento buono saranno rimossi.

- basta? No. Il bravo psicologo per essere sicuro del fatto suo (in questo caso, nonostante le figure barbine che ha collezionano in due anni di attivita' non lo biasimo, forse al suo posto avrei fatto lo stesso) chiede di incontrare anche i miei genitori, li incontra e nel corso del colloquio manifesta anche a loro l'intenzione di affidare a me la bambina.

- basta? No. In tutto questo tempo, per permettermi di vedere la bambina, i servizi sociali decidono di avvalersi della collaborazione di un'educatrice la quale pero' fara' passare due mesi prima di dichiararsi pronta a incontrare il padre insieme alla bambina (ma e' gia' passato piu' di un anno e mezzo) e fino ad ora ci sara' un solo incontro nel corso del quale potro' scambiare due chiacchiere con mia figlia solo per i cinque minuti in cui la madre si e' distratta e quindi non si e' intromessa, ma per tutti gli altri incontri non se ne fara' assolutamente niente perche la madre, in presenza dell'educatrice mi impedira' di entrare in casa.

- basta? No. Adesso non si tratta piu' di fatti riportati: l'educatrice era presente e la signora ha fatto il diavolo a quattro e cosi' persino il bravo psicologo sbotta e finalmente annuncia alla signora la sua intenzione di affidare la bambina al padre

- bene, e' fatta, direte voi, e invece no. Si arriva addirittura (per la prima volta e non sto piu' nella pelle dalla contentezza) a dire che quest'anno la bambina andra' finalmente in ferie con il padre e il bravo psicologo si imporra' con coraggio da leone ruggendo: "le ferie si fanno! Come fare e' affar nostro. Garantiamo noi che le ferie si faranno". Ma la signora protesta, dice che negli incontri succedono delle cose, che ha anche dei testimoni e insinua la possibilità portare a testimone nientemeno che il sindaco.

- e si arriva all'epilogo: ricevo successivamente una telefonata da parte della ex (non chiama praticamente mai e se chiamo io non risponde o lascia il telefono da qualche parte lasciandomi parlare al vento per poi lamentarsi che non chiamo mai mia figlia e sono un padre assente) nella quale in modo confuso si scusa dicendo che ha dei problemi e riaggancia. Al momento penso che ha si' dei problemi, visto che il bravo psicologo dice che la signora accusa tutti i sintomi di una sindrome bipolare, ma erroneamente attribuisco le scuse al fatto che mi ha impedito per l'ennesima volta (di fronte all'educatrice) di vedere mia figlia, ma mi sbagliavo. Storicamente (non chiedetemi per quale motivo perche' non saprei rispondere) mia moglie se e quando telefona lo fa per scusarsi non di quello che ha fatto ma di quello che sta per fare. Sara', ma all'incontro successivo, il bravo psicologo (che e' un consulente, quindi fatevi i vostri conti, ma chi e' consulente sa che il proprio contratto deve essere rinnovato prima o poi) si presenta con occhi rivolti al pavimento, inizia un discorso stentato e molto imbarazzato e dice di averci pensato a lungo e che nell'interesse della minore ha deciso che la bambina debba essere affidata a una comunita'. Per quanto tempo? Un tempo indeterminato.

- ma come? due anni per decidere di affidarla al padre e due settimane per decidere di affidarla a una comunita'? se questa e' una decisione meditata i due anni di prima cos'erano, un ritiro spirituale? Inutile sondare il terreno sulle ferie che ovviamente ho prenotato e pagato rispettando tutto quanto concordato negli incontri precedenti: il bravo psicologo allarga le braccia e volge gli occhi al cielo e si capisce al volo che il cuor di leone era solo un fuoco di paglia che si e' miseramente ridotto a un cuor di coniglio.

- Diranno dopo (praticamente ieri) che c'e' stato un malinteso, che non volevano affatto annullare le ferie ma che anzi loro sono favorevoli, nel senso che non si oppongono (ben sapendo ovviamente che la signora neanche mi fa avvicinare alla casa e se ci provo questa chiama i carabinieri come ha gia' fatto altre volte), come a dire: sia fatta la volonta' di Dio o, se preferite: "ha ragione la signora, si dia da fare per convincere la bambina", perche' la signora, prima mi impedisce di avere qualunque contatto con mia figlia e poi naturalmente mi accusa di essere un padre assente.

In pillole:

quando e' intervenuto il tribunale dei minori due anni fa mia figlia sarebbe stata con me piu' che volentieri (ha di suo un carattere solare e persino troppo socievole), ma la madre ha avuto due anni di tempo (spesi dai servizi sociali) per convincere la figlia a rifiutarmi. Se si chiede a mia figlia, tutti quelli che le e' proibito dalla madre di vedere - ed oltre a me e' una lunga schiera - hanno tutti fatto qualcosa di male alla sua mamma e se qualcuno prova ad avvicinarla mia figlia urla "io ti denuncio" che neanche a dirlo e' la frase preferita della madre.

Perche' vi racconto tutto questo?

Non certamente perche' sia una storia nuova, chissa' quante altre, tutte uguali e fatte con lo stampino, ce ne saranno, ma perche' credo che ci sia una cosa che le accomuna tutte: tutte quante sono assolutamente incredibili. Io stesso, prima di finire in questa situazione, quando sentivo racconti di questo tipo avevo l'impressione di aver a che fare con un esaltato. Naturalmente sbagliavo, ma non lo potevo neanche immaginare, come credo succeda a qualunque persona di buon senso perche' queste sono storie che con il buon senso hanno ben poco a che vedere. Ed e' proprio questo che rende queste persone, psicologi, assistenti sociali, tribunali e ctu cialtronesche liberi di continuare senza il minimo rischio di dover rendere conto del proprio operato. Non e' una mia illazione; mi e' capitato in un momento di rabbia mal repressa di apostrofare l'assistente sociale dicendole "Ma vi rendete conto del danno che state facendo perdendo tutto questo tempo?" e la signora ha risposto candidamente "Tanto nessuno verra' mai a chiedermi di render conto del mio operato".

E' l'anonimato che protegge queste figure, e' la garanzia che nessuno fara' il loro nome al di fuori del loro ambiente protetto, che tutti ne sentiranno anche parlare ma nessuno tranne le persone coinvolte tocchera' mai niente con mano e chi non tocca con mano non puo' credere.

Io qui non l'ho fatto - anche se ho circostanziato a sufficienza per dare la possibilità a chi le conosce di poter riconoscere le persone citate - perche' evidentemente non posso coinvolgere un sito e un'associazione che ho incontrato su internet solo questa notte in una mia iniziativa, ma vorrei buttare sul piatto una proposta che forse e' piu' un appello: FACCIAMO I NOMI!!!

Nel limite della legalita', ovviamente, con il rispetto della privacy quando e' dovuto, ma queste persone svolgono incarichi nell'ambito di servizi pubblici, sulle porte dei loro uffici c'e' il loro nome, sulle disposizioni dei tribunali che assegnano a loro gli incarichi c'e' il loro nome, sulle relazioni che scrivono c'e' il loro nome; quando scrivono cose che sono un insulto all'intelligenza la firma e' la loro!!!

Rendiamoli di pubblico dominio.

Quando siamo sicuri di poter documentare quello che stiamo dicendo non abbiamo timori: scriviamo pure nomi e cognomi e forse chissa' che, tirati fuori dal guscio, questi personaggi non si sentano piu' tanto sicuri di non dover rendere conto del loro operato e acquisiscano per forza quel senso di responsabilita' che altrimenti sono sempre disposti ad addossare agli altri per sgravarsene loro.

Forse non servira' ad evitare nuove pene a mia figlia perche' - e cito un'altra perla di saggezza della solita assistente sociale - "intanto noi portiamo via la bambina, poi voi potete anche fare ricorso ma ormai la bambina e' andata" - ma se questo puo' servire ad evitare a chi verra' dopo di me di dover scoprire che la sua e' la copia a carbone di tante altre storie ben venga, se si sara' tentato - magari anche senza riuscirci - di impedire che nel nome del "bene supremo del minore" si compiano altri sfaceli, ne sara' comunque valsa la pena.

Sono stato lungo, lo so e me ne scuso,

M.

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