L'INDIPENDENTE - 17.10.07 - Reggio Emilia : Spara all'udienza di separazione
L'uomo aveva avuto l'affidamento delle figlie perché ritenuto più affidabile.
Le denunce da parte della moglie erano avvenute in seguito alla vicenda di separazione e all'affidamento delle figlie al padre.
La moglie si era rifugiata presso un centro anti-violenza (Associazione Non da Sola) che avrebbe avuto una parte rilevante nella vicenda e nelle denunce. La figlia sedicenne difende apertamente e nonostante tutto il padre: «Era il più amorevole e responsabile dei padri. La moglie, fredda ed anaffettiva, lo aveva esasperato».
FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE :
da Repubblica
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Un albanese di 40 anni, temendo di perdere l'affidamento dei figli, fa una strage
Interviene un agente che uccide l'assassino in fuga. Una tragedia annunciata.
Spara all'udienza di separazione. Due morti, gravissima la moglie. Dietro la scelta di dividersi, una storia di violenze quotidiane ai danni della consorte
da Il Giornale
Leggi l'articolo Tra i due coniugi i rapporti non erano buoni e si erano ulteriormente eteriorati adesso per l’affidamento delle figlie
dal Corriere della Sera
Leggi l'articolo A scatenare la rabbia dell'uomo sarebbe stata una denuncia della moglie, dopo che il padre era andato a prendere la figlia più piccola a scuola senza il «permesso» della consorte
da RaiNews
Leggi l'articolo Pare che il marito avesse il terrore di perdere l'affidamento delle figlie
Facciamo ora il punto della situazione grazie all'Indipendente
da http://lindipendente.splinder.com/post/14543129
Morte annunciata: avanti il prossimo
Più volte, in questi ultimi anni, ho denunciato pubblicamente la discriminazione sessista che imperversa in molti Tribunali Civili, soprattutto a Roma, nei confronti dei padri separati. Più volte ho denunciato come molti avvocati e studi legali si siano strenuamente opposti all'approvazione delle sull'affido condiviso in quanto avrebbe messo in serie pericolo un giro d'affari miliardario costruito sul conflitto nelle cause di affidamento dei figli. Più volte ho denunciato come ancora oggi, a distanza di oltre un anno dall'approvazione della 54/2006, ci siano giudici che si rifiutano di applicare la legge.
Ma soprattutto più volte ho affermato che era solo questione di tempo prima che un padre disperato e ignorato da una società sessista, da una magistratura ignava e incompetente, dai media interessati solo agli scoop e da una politica ipocrita e demagogica, entrasse in un Tribunale e sparasse alla madre dei suoi figli. Più volte l'ho detto e l'ho scritto, anche a giornali ed istituzioni: purtroppo, il 17 ottobre 2007, la cronaca ha finito per darmi ragione.
IL FATTO
Sparatoria in un Tribunale di Reggio Emilia: 3 i morti
Una sparatoria è scoppiata all'interno del tribunale di Reggio Emilia. Nello scontro a fuoco sono morte tre persone. Si tratta di un albanese che, dopo aver ucciso la moglie e colpito a morte un parente mentre erano in attesa in una sala per partecipare a un'udienza di separazione, è stato colpito a morte da un agente di polizia. La sparatoria è avvenuta nell'aula delle separazioni civili del tribunale. Due avvocati, tra cui il legale che assisteva la donna, e un poliziotto sono rimasti feriti non gravemente.
COME HANNO DATO LA NOTIZIA I MEDIA
ANSA: Quando è entrato in tribunale aveva già deciso tutto: voleva fare una strage. Clirim Fejzo, albanese, 40 anni, aveva con sé una pistola. L'aveva comprata per porre fine alla vita di Vjosa, la moglie amata da sempre, poi minacciata, picchiata, tormentata. Fino a che si era ribellata e aveva trovato il coraggio di denunciare i suoi continui soprusi. ... La tranquilla quotidianità del tribunale (sic!) si è trovata in pochi minuti sconvolta ...
CORRIERE: Sparatoria da Far West in tribunale a Reggio Emilia. Un albanese ha aperto il fuoco all'impazzata durante un'udienza di separazione. ... La moglie dell'omicida ucciso era da mesi ospite della «Casa delle donne» di Reggio Emilia insieme alle figlie per pesantissimi dissidi col marito: pare che fosse lei a non voler concedere il divorzio al marito. A scatenare la rabbia dell'uomo sarebbe stata una denuncia della moglie, dopo che il padre era andato a prendere la figlia più piccola a scuola senza il «permesso» della consorte. ...
LEGGO: ... A scatenare la rabbia di Fejzo, la ribellione della moglie, che dopo essere stata minacciata, picchiata e tormentata, aveva finalmente trovato il coraggio di denunciare i suoi continui soprusi.
COME STAVANO REALMENTE LE COSE...
L'uomo aveva avuto l'affidamento delle figlie perché ritenuto più affidabile.
Le denunce da parte della moglie erano avvenute in seguito alla vicenda di separazione e all'affidamento delle figlie al padre.
La moglie si era rifugiata presso un centro anti-violenza (Associazione Non da Sola) che avrebbe avuto una parte rilevante nella vicenda e nelle denunce.
La figlia sedicenne difende apertamente e nonostante tutto il padre: «Era il più amorevole e responsabile dei padri. La moglie, fredda ed anaffettiva, lo aveva esasperato».
ANCHE ATTRAVERSO LE PAROLE DELLA FIGLIA
Tisjana Fejzo,primogenita di Clirim, dice: «Mio padre è sempre stato un uomo tranquillo e sereno: andava d'accordo con tutti e per noi figlie ha fatto tantissimi sacrifici a differenza di nostra madre: lei nell'ultimo anno ci aveva abbandonato quattro volte. La prima volta era stata ospitata dal fratello morto, la seconda era andata ancora da Arjan che però non se la sentiva più di ospitarla, e così si era trasferita dall'altro fratello Valmir. Poi è ritornata, ma poco dopo si è trasferita di nuovo da Valmir. Mio padre la accettava sempre, l'avrebbe sempre accettata. L'ultima volta, era l'11 novembre 2006, se n'è andata per sempre».
Sui rapporti tra i genitori la ragazza dicesono scoppiati quando mio padre le ha chiesto di tornare in Albania perché sua sorella era morta. Lei non voleva affatto, e da allora non facevano altro che litigare. Lui voleva ottenere la separazione in Albania, dove ci sono alcuni beni di famiglia, lei non voleva e lo ha minacciato più volte. Mia madre non aveva mai parlato con noi di ciò che accadeva tra loro. Io le avevo detto di separarsi con le buone, lei diceva "Vediamo". Non ho mai sentito mio padre minacciarla, e a noi non ha mai fatto del male: per noi si faceva in quattro».
Le due figlie avevano chiesto di stare con il padre:sapevamo che aveva ragione: faceva l'artigiano, ha fatto di tutto per non farci mancare niente, mentre nostra madre parlava solo dei soldi che lui le doveva. Lui ha chiesto più volte aiuto alle forze dell'ordine e ai servizi sociali, ma non l'hanno aiutato. Voleva rivedere mia madre, sapevo che aveva chiesto degli incontri anche tramite l'avvocato, ma non ha mai avuto risposta. Non ne poteva più».
Poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso: «Mia madre è andata a prendere a scuola mia sorella, ma mio padre non è stato avvisato: se l'è trovata davanti e hanno litigato. Tre volte sono andata a trovarla alla Casa delle Donne, ma mi ha liquidata in poco tempo: l'ultima volta mi ha detto di farmi la mia vita, mi trattava come se non fossi più sua figlia».
Così si arriva al dramma finale: mio padre era tranquillo, ero seduta accanto a lui. Poi ricordo solo una scena: il poliziotto che ha ricaricato la pistola. Mio padre ci ha fatto del bene, ed è scoppiato perché non ne poteva più. Ha chiesto aiuto e non lo hanno ascoltato. Nonostante tutto non posso dimenticarlo».
letto da un articolo del «Il Giornale»
UNA FACILE PROFEZIA
Così un uomo e una donna sono morti, due bambine sono rimaste senza genitori, ma i veri colpevoli sono ancora a piede libero. Quegli assistenti sociali che avrebbero dovuto aiutare quel padre, quell'associazione in difesa delle donne che ha emesso un verdetto di condanna senza preoccuparsi delle prove, quei magistrati che hanno gestito l'ennesima separazione come tutte le altre, in accordo a una giurisprudenza sessista e di comodo, quegli avvocati che hanno visto in tutto ciò solo un'altra opportunità di guadagno, tutti loro e tutti coloro che continuano ad alimentare questo stato di discriminazione, non diverso da quello nei confronti degli ebrei da parte dei nazisti o dei bianchi americani nei confronti delle persone di colore ancora fino a metà degli anni Settanta, tutte queste persone hanno sulle loro mani il sangue di quei due genitori e delle migliaia di uomini, donne e bambini morti a causa della legge sull'affido esclusivo prima e sulla non applicazione di quella sull'affido condiviso adesso.
E allora vi faccio un'altra previsione. Prima o poi, la consapevolezza su chi siano i veri responsabili di tutto ciò si farà sempre più largo nelle menti e nei cuori dei padri separati, e allora qualcuno smetterà di vedere nell'ex-coniuge il vero responsabile dei suoi problemi e quella pistola finirà per rivolgerla verso la fronte di una di queste persone: un avvocato, un assistente sociale, persino un giudice. Prima o poi succederà: è solo questione di tempo. La violenza non è una soluzione, ma se si porta una persona alla disperazione, non ci si può poi dolere che si sia comportata da disperata.
Purtroppo è destino di Cassandra non venire ascoltata.