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Mi sono deciso a scrivere

----- Original Message -----
Da : "......@alice.it>
A : info@papaseparatilombardia.org
Oggetto : mi sono deciso a scrivere
Data : Fri, 21 Dec 2007 16:26:47 +0100

Ieri, 20 dicembre l'ultimo episodio. Parcheggio l'auto in un vicolo a Chiari e vengo affiancato dall'auto di lei.
Non faccio a tempo a bloccare le portiere che lei si precipita dentro la mia auto e cerca di portare via oggetti, glieli strappo,urla insulti, si accanisce contro di me con pugni e graffi, ne porto ancora i segni. Scendo dall'auto, lei afferra la busta con i regali acquistati per natale, se la porta nella sua macchina e parte veloce.
Sono separato da tre anni e convivo con una nuova compagna. La mia precedente vita matrimoniale è costellata di continue violenza da parte di mia moglie contro di me. All'inizio, quando lei dava in escandescenza pensavo si trattasse di normali arrabbiature, presto passavano e tornavano momenti sereni e tranquilli. L'instabilità psichica divenne sempre più frequente, le violenza si ripetevano in continuazione. Se la prendeva per qualsiasi cosa. Di fronte agli altri non diceva nulla e una volta rientrati in casa aggrediva me, con insulti prima e poi con aggressioni sempre più violente nei miei confronti. Me ne facevo una colpa e cercavo ogni mezzo per evitare tutto ciò, ma bastava un nulla e si scatenava l'inferno. Ero convinto di poter uscire dalla situazione da solo. Abbiamo cercato aiuto privatamente, presso psicologi e medici di vario tipo. Lei accusava malattie di ogni genere.

Riuscivo, mi illudevo, a tamponare la situazione, non ne parlavo con nessuno. Avevamo un buon lavoro il mutuo della casa potevamo pagarlo comodamente. Dopo otto anni di matrimonio tra alti e bassi, litigi, botte e insulti sembrò che la situazione si rasserenasse. Decidemmo di avere un figlio. Nacque Elisa. Ne eravamo felici. La serenità durò poco. Riprese presto a volte per problemi effettivi, spesso per futilità, sovente per fisime sue, con le violenze nei miei confronti. Quando uscivamo con amici o per far visita a mia madre temevo sempre che succedesse qualcosa e succedeva regolarmente al rientro in casa. Ovviamente lei se la prendeva con me. Cercavo in ogni modo di bloccare la situazione. Volevo riparare da questa situazione la figlia. In seguito ad un grave episodio, un cugino fece atti di libidine nei confronti della figlia piccola, ci indusse a cambiare casa.

Mentre io cercai e c'ero riuscito di far dimenticare l'episodio, lei in un momento d'ira lo riesumò buttandolo in faccia alla figlia. Cambiammo casa, svendendo la nostra. Andammo in affitto. Posto bello, casa bella, avevamo disponibilità economia. Lei accusava malattie di ogni genere. Urlava in continuazione con me. Mi insultava, spesso mi picchiava. Ogni volta cercavo di porre rimedio alla situazione, ma la serenità durava poco. Rimase incinta e speravo che questo ci aiutasse. Volle abortire. Non ebbi la forza e il coraggio di vietarglielo, me ne feci una colpa e in seguito ne accettai le conseguenze: subivo violenze insulti umiliazioni di ogni genere. Decidemmo di inserirci in una cooperativa per la costruzione di una nuova casa. Eravamo d'accordo, ma lei poi nei momenti di necessità, scaricava su di me le colpe per i debiti accumulati. Per le sue malattie rimase senza stipendio e ne diede la colpa a me.

Finì sotto processo per gli eccessi e per atti commessi a scuola. Ne uscì assolta anche grazie al mio intervento, ma da allora la situazione divenne insostenibile. Il rientro in casa mio e di mia figlia era sempre carico di preoccupazione: non sapevamo mai cosa sarebbe successo. Lei ottenne la pensione dopo 30 anni di servizio, per motivi di salute. Ha avuto numerose malattie e molti ricoveri. Le notti erano terribili. Spesso fui costretto a dormire sul divano in cucina, o in camera con la figlia. Affittammo una parte della casa per poter far fronte al debito contratto per costruirla. La presenza di altre persone a volte ci aiutava, ma lei non aveva ritegno. Quando era fuori di testa spaccava tutto, picchiava insultava. Sempre con me. Se la prendeva con la figlia e io mi mettevo do mezzo per evitare il peggio. Io cercavo di difendermi e mi preoccupavo di tenere la figlia fuori da questa situazione. Impossibile.

Cominciò il pellegrinaggio tra CPS e psichiatri. Dapprima insieme, poi separatamente. Dopo ogni seduta , in casa succedeva il disastro. Erano botte e insulti, notte intere trascorse a sentirla urlare, con la figlia di là nella sua camera che si chiudeva e nascondeva sotto le coperte abbracciata al suo orsacchiotto. Il mattino dopo lei dormiva, io andavo al lavoro e accompagnavo la figlia a scuola. Sono finito spesso al pronto soccorso con costole rotte ammaccature e graffi di ogni genere. Una notte finalmente, la figlia sedicenne, chiamò il 118. Avrei dovuto farlo io e anche di questo me ne faccio una colpa.

TSO. Trattamento sanitario obbligatorio. Le siamo stati vicino. Io speravo sempre che con l'aiuto di psichiatri e servizi sociali la situazione si risolvesse. Nulla da fare. Ha avuto altri ricoveri. Il rientro a casa rappresentava sempre una incognita. Gli psichiatri pensavano solo a caricarla di farmaci. Incapaci di pensare ad altri interventi. Lei li gestiva come e quando voleva. Sottostavano alle sue richieste. Se io dicevo loro qualcosa lo riferivano a lei e io ne pagavo poi le conseguenze, ormai anche la figlia ne era completamente coinvolta. Non dormivamo più insieme. Prima letti separati, poi stanze separate, poi, divisa la casa in due parti, io e la figlia abitavamo al piano superiore e lei al piano terra.

Separazione di fatto prima (2002), separazione concordata poi (2003). Non è cambiato nulla. Lei pretendeva, e obbligava me e la figlia a tutto ciò che voleva. Insulti, botte, pronto soccorso, carabinieri. CPS e psichiatri incapaci di provvedere e capire che cosa significhi gestire la quotidianità con una persona classificata come paranoica con disturbo della personalità che faceva della violenza il suo status vivendi. Ora gli insulti diventavano sempre più violenti anche nei confronti della figlia, accusata di essere una fannullona, un'incapace una p.... Cercavo in ogni modo di tamponare la situazione. Le condizioni economiche mie, mi sono assunto tutte le spese di casa e il mantenimento della figlia, e un debito con la findomestic,da lei gestito e da me pagato non mi consentivano di trovare un'altra sistemazione. Ci pensavo.

Dopo che Elisa ebbe dato la maturità andai con lei in vacanza al mare. Può sembrare un fatto normale, per me fu il primo passo verso la ricerca di una nuova sistemazione. Incontrai qui una persona che mi aprì gli occhi. Iniziai una relazione impossibile: Lei abitava a Potenza io a Brescia. Ci provammo poi fummo costretti a bloccare tutto. Da allora ho cercato di fare una vita mia e di garantire alla figlia tutto ciò di cui aveva bisogno. Inizia a prendermi qualche piccolo spazio. Ero separato. Per lei avevo abbandonato tutti i miei hobby, la politica e l'impegno sociale. Ora riprendevo: Bicicletta, iscrizione a nuovi gruppi. E' iniziata la mia relazione con la compagna con cui vivo ora. Quando lei seppe di questo, iniziò di nuovo a martoriarmi, benché fossi separato. Botte e insulti. Denunce e ricoveri al pronto soccorso. Abitavamo ancora nella stessa casa su piani separati. Ciò nonostante ogni volta che lei mi chiedeva di accompagnarla dai medici o al pronto soccorso per le sue malattie, io c'ero. Alla fine quando lei vide me e la mia compagna insieme ad una messa, la vita divenne insostenibile. Approfittando di un suo ennesimo ricovero in ospedale, d'accordo con la figlia me ne andai di casa. Iniziò una nuova persecuzione contro di me e contro la mia compagna. Botte a me, aggressioni a me e alla mia compagna. Scritte di insulti sui muri, deturpazione dell'abitazione nostra e del padre della mia compagna. La mia auto rigata con scritte di insulti e colpi di cacciavite. Di nuovo denunce e ricoveri in pronto soccorso. La mia relazione rischiava di infrangersi ad ogni momento. La figlia nel frattempo era ancora in casa, ma abbiamo cercato e trovato una sistemazione anche per lei e se ne è andata. Si è laureata nonostante tutto. Ci siamo rivolti a psichiatri e servizi sociali. I carabinieri ad ogni nostra denuncia ci dicono che non c'è nulla da fare. Gli avvocati presentano tutto ciò che è necessario, ma non la ferma nessuno. Le denunce arriveranno a destinazione fra 3,4, 5 anni e nel frattempo? Lei è in cura da uno psichiatra che io chiamo regolarmente ad ogni aggressione. Abbiamo concordato la separazione ci siamo trovati con gli avvocati per la divisione della casa e per il divorzio. Risultato? Sono stato di nuovo aggredito. Durante questo anno ho rispettato tutti gli accordi di separazione:
- ho versato 28.000 € per sanare il debito con la findomestic (lei dice di aver utilizzato i soldi per la casa ed abbiamo acquistato l'auto che è di sua proprietà)
- le ho versato 20.000 € previsti dall'accordo di separazione.
- Le ho pagato tutte le utenze di casa, da sempre, anche ora che abita da sola nella nostra casa.

La figlia ovviamente è a carico mio, affitto di casa, università e solo ora che lavora provvede alle sue minute spese. Per far fronte ad una situazione di questo genere negli ultimi due anni ho contratto debiti che sto pian piano eliminando. Ho vissuto così per 30 (trenta anni)

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