IL GIORNO - del 29.09.09 - Siamo uguali ai carcerati.......
29.09.2009 - di di MAGDA BIGLIA
Siamo uguali ai carcerati Tempo misurato per vedere quelli che sono i nostri figli
— MONTICHIARI —
NON VOGLIONO ESSERE GENITORI DI SERIE B. E per protesta si sono incatenati. Tanto, dicono, in questo Paese per essere ascoltati bisogna fare gesti eclatanti, altrimenti nessuno ti dà retta, continuano a perpetuarsi le ingiustizie. «Del resto siamo come dei carcerati, con l’orario della visita una volta tanto per vedere i nostri figli» commenta Bruno Capilupi referente bresciano del Coordinamento nazionale papà separati che ieri ha organizzato a Montichiari la ‘Festa italiana della paternità’ presso il Green park Boschetti, invitandoanche le varie associazioni interessate alla spinosa questione.
A BRESCIA NE ESISTONO TRE: ‘I papà separati’, ‘I papà e le mamme separati’, ‘Crescere insieme’. In mattinata e nel primo pomeriggio si sono confrontati i vari gruppi. Fino a quelli con posizioni radicali, come il Movimento libertario nazionale che vuole espellere lo Stato, «capace solo di disastri», dai matrimoni e quindi anche dai divorzi. «Basta che due persone, libere e consenzienti, facciano un contratto davanti al notaio. Se non viene rispettato, sarà impugnato con il giudice, senza tener conto della valanga di norme che impastoiano la situazione» spiega uno dei fondatori Leonardo Facco.
ALLE 18 SI È TENUTO UN CONVEGNO INTRODOTTO da Vincenzo Spavone, presidente di Gesef (Genitori separati dai figli) che ha visto come relatori i presidenti di altre associazioni Fabio Nestola, Rino Della Vecchia, Domenico Fumagalli, Alessio Saso, oltre agli scrittori in campo psicologico Willy Pasini e Claudio Risè. In programma anche un concerto degli Yres, band di Eboli autrice di ‘48’, brano che si riallaccia proprio al tema dei babbi discriminati.
PRIMA DEL CONVEGNO UNA QUINDICINA DI PARTECIPANTI si sono incatenati per attirare l’attenzione sul loro dramma. “Dramma di genitori senza diritti, marginali, che non possono educare la loro prole, non possono provvedere direttamente al loro mantenimento ma devono passare assegni - dice Capilupi. - Da sposato stavi tanto tempo con i bambini, magari più della mamma impegnata nel lavoro, poi non li vedi più, sei estromesso dalla loro crescita».
LA PROTESTA È ANCHE CONTRO la legge dell’affido condiviso, tanto attesa, che però non viene applicata secondo gli uomini in catene. «Per primi i giudici, poi gli avvocati, gli psicologi, le assistenti sociali mantengono una concezione del ruolo del padre e della madre che non stanno più insieme esattamente uguale a prima. E la residenza dei figli resta con le madri, il tempo viene centellinato ai papà». Una volta, dicono i protestatari, le madri rimanevano a casa invece ora nè più nè meno i ragazzi sono affidati a nonni e baby sitter. Perché non possono stare con i loro papà? Dalla riunione è uscita la proposta di un centro di studi e riflessioni sulla paternità, partendo dall’idea che «la sua eliminazione è un danno per i figli e per la società».