IL MESSAGGERO del 19.10.09 - «Noi papà espropriati dell'amore dei figli»
(foto tratta da La Stampa) di Anna Maria Sersale - ROMA (16 ottobre) - «Devo inventare ogni volta una storia diversa... I miei figli mi vedono conciato come se m’avesse travolto un treno, mi vergogno e mi sento un sopravvissuto. Sono sistemato in un “buco”, non so nemmeno dove incontrarli quando fa freddo... Dove, al bar, al supermercato? Ma no, non voglio lamentarmi, ora almeno li vedo... Lei mi aveva “nascosto” i figli. Certo non ufficialmente, ma di fatto, mille scuse, la febbre, la palestra, a casa degli amici, le vacanze... Mesi d’inferno. Sì, l’affido condiviso, ci vuole poco a tradirlo, a non rispettarlo, è una questione di civiltà... ci avevo sperato, la verità è che il conflitto esplode, non si ferma neppure di fronte alle lacrime. E quando ti accorgi che la tua paternità è fatta a pezzi, dentro ti fa un male cane...». Carlo D., 42 anni, romano, perito tecnico, sta tentando di recuperare «brandelli» di rapporto con i figli.
«Ma il tempo perduto non te lo ridà nessuno - sbotta Gianfranco T., 38 anni, informatico, separato da cinque anni dopo sette di matrimonio - La madre fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote, per allontanare da me Gaia, che ora ha 9 anni, anche se il giudice, dopo tante battaglie legali, ha finalmente riconosciuto le mie ragioni. Non basta vedere i figli una volta alla settimana o nella formula week-end». Separarsi è doloroso. Lo è per gli uomini, lo è per le donne. E c’è chi fa resistenza al «diritto dei bambini a mantenere rapporti equilibrati e continuativi con entrambi i genitori», la denuncia è di Marino Maglietta, padre della legge sull’affidamento condiviso e presidente dell’Associazione “Crescere insieme”. Nonostante esistano le norme per «concordare» le condizioni di un «nuovo assetto familiare» che comunque faccia salvo il ruolo paritario dei due genitori, la rottura conflittuale della coppia manda tutto all’aria. Per evitare questo verrà rivista la legge. Il nuovo ddl è pronto.
Il Parlamento ha intenzione di introdurre una norma che «renderà meno traumatica la separazione». Prima di andare dal giudice ci sarà un «passaggio preliminare» presso un Centro di “mediazione familiare”, pubblico o privato. La mediazione di un esperto servirà a trovare un percorso con meno ostacoli e a tentare la «conciliazione» Sui punti più scottanti. «Si dovrà costruire un accordo - sostiene Maglietta - per chi non trova il modo di gestire pariteticamente i figli, organizzando la loro vita, dal mantenimento alla scuola, a tutto il resto. Davanti al giudice le coppie andranno solo dopo che è fallito tutto, per la separazione giudiziale».
Dunque, si affida alla mediazione un grande compito, quello di far capire che la guerra di coppia è solo a danno dei figli e che le vendette, negando la «parità dei diritti e dei doveri» farà solo danni. Mamma e papà dovevano restare genitori, entrambi, per sempre. Non è così. L’Italia ha un esercito di bambini, oltre un milione per l’esattezza, che vive con un solo genitore, che nell’80% dei casi è la madre. A ciò si aggiunge che, a causa dei conflitti post-divorzio, abbiamo 160mila minori contesi, vittime di guerre infinite, che subiscono traumi di cui nessuno calcola gli effetti. «In un caso su quattro - sottolinea ancora Maglietta - il tribunale, per negligenza, rifiuto ideologico o ignoranza del giudice, continua a privilegiare il vecchio modello, con la madre esclusiva affidataria».
Troppi Kramer contro Kramer. Roma con una coppia separata su tre, insieme a Milano, è in testa alla classifica nazionale. Però quando il rapporto sentimentale è in crisi i tribunali continuano a sfornare sentenze in cui si parla di «genitore collocatario» e di «assegni di mantenimento» calpestando i principi dell’affidamento, che in altri Paesi sono patrimonio da anni. In attesa della revisione della legge in Parlamento, qualche regione si sta muovendo.
Nel Lazio, seconda regione dopo la Lombardia per numero di divorzi, per aiutare chi si separa pochi mesi fa è stata approvata la normativa sulla mediazione, come cerniera tra magistrati e genitori in lotta. Però la legge, fortemente voluta, si è arenata. Gli psicologi, che si sono sentiti espropriati di competenze attribuite anche agli avvocati, hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale.
«Intanto noi ci occupiamo degli affetti - spiega Luigi Zammuto, presidente nazionale dell’Aimef, l’Associazione italiana dei mediatori familiari (700 iscritti) - Aiutiamo i genitori a non dimenticare il bene comune, che sono i bambini». «Chi fa mediazione - sostiene Giampiero Turchi, psicologo clinico dell’Università di Padova - non si schiera né da una parte né dall’altra, ma scongiura la giustizia sanzionatoria del tribunale». --------------------------------------------------------------------------------