IL GIORNO - 18.08.2012 - La moglie lo ha lasciato
La moglie lo ha lasciato Tenta di far scoppiare la casa con dentro la bambina
di Stefania Totaro
LA MOGLIE voleva la separazione e lui ha trasformato la casa in una camera a gas per uccidersi insieme alla figlioletta di 4 anni e mezzo. Ha lasciato una lettera sul tavolo, ha aperto le manopole del piano cottura e si è sdraiato sul pavimento della cucina, con un cuscino sotto la testa e la sua bambina stretta a sè ad attendere la morte. Un piano atroce, che è saltato soltanto per il provvidenziale arrivo della moglie, che ha aperto le finestre e ha chiamato i soccorsi.
L’uomo, un idraulico stimato e incensurato di 54 anni di Triuggio, un paese della Brianza, è stato arrestato dai carabinieri per tentato omicidio aggravato. Ieri il gip del Tribunale di Monza ha convalidato l’arresto con la misura di custodia cautelare in carcere. L’artigiano brianzolo si era sposato con una donna originaria dell’Est di una quindicina di anni più giovane e dalla loro unione è nata la bambina che ora ha 4 anni e mezzo. Ma la donna recentemente aveva deciso di separarsi e aveva avviato la causa davanti al Tribunale di Monza, lasciando l’abitazione coniugale. Una decisione che l’idraulico non aveva digerito.
«MI PORTO la bambina in vacanza qualche giorno», aveva detto il 54enne alla moglie. Così, quando la donna è passata sotto la casa del marito e ha visto la sua auto parcheggiata, si è insospettita e ha deciso di aprire l’abitazione con il suo mazzo di chiavi, trovando l’uomo e la figlioletta in stato di semincoscienza. Ha subito avvertito l’odore di gas e ha aperto le finestre, chiamando il 118. Marito e figlia sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale San Gerardo di Monza: la bimba è stata subito dimessa e affidata alla madre, l’uomo è stato trattenuto nel reparto di psichiatria, piantonato dai carabinieri. Ieri è stato interrogato dal gip monzese per la convalida dell’arresto per tentato omicidio aggravato. Il giudice ha deciso di disporne il trasferimento dall’ospedale in carcere in quanto non risulta a carico dell’artigiano alcuna pregressa patologiadi tipo psichiatrico. «I papà separati spesso vivono momenti di profonda disperazione perché si trovano costretti in percorsi difficili in quanto la legge tutela le esigenze dei minori ma non regola come deve procedere la vita dei genitori», dice Toni Saggese, vicepresidente dell’associazione “Papà separati Lombardia”.