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La Germania ai nuovi padri

Dal Corriere della Sera

La Germania ai nuovi padri.- Sì della Merkel al piano. Contrari alcuni premier regional STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BERLINO — Dal 1˚gennaio 2007, in Germania, il congedo dal lavoro di una madre o di un padre a causa della nascita di un figlio verrà premiato dal governo federale con un assegno mensile straordinario, pari al 67% dell'ultimo salario, per i dodici mesi seguenti il parto. Ma solo a condizione che, per almeno due di questi, sia il padre a lasciare la sua occupazione e dedicarsi allo svezzamento del neonato. Altrimenti, il cosiddetto Elterngeld verrà interrotto al decimo mese. In ogni caso, l'aiuto statale non potrà superare i 1.800 euro mensili. È la sostanza del disegno di legge che la ministra cristiano- democratica della Famiglia, Ursula von der Leyen, intende presentare a nome della Grosse Koalition entro la fine di aprile al Bundestag, prima pietra di una nuova politica tesa a incoraggiare i tedeschi a far figli, fermando il crollo di un tasso di natalità che oggi vede la Repubblica Federale all'ultimo posto in Europa.

«Una rivoluzione copernicana», come ha spiegato il portavoce del governo, Thomas Steg. Ma anche una misura discussa e controversa, soprattutto all'interno stesso della Cdu-Csu. Al punto che ieri perfino la cancelliera Angela Merkel si è vista costretta a interrompere il silenzio di questi giorni e sostenere con il peso della sua autorità la signora von der Leyen, sette figli e una carriera a gonfie vele, ormai diventata testimonial del nuovo corso. «La Germania non è un Paese che favorisca chi vuol far figli e ha un lavoro», ha spiegato la ministra. Scopo primario del progetto è di convincere le coppie benestanti con doppio reddito a decidersi per uno o più figli. Ma per ragioni di giustizia sociale anche i meno abbienti, in primo luogo studenti e disoccupati, verranno fatti rientrare nello schema, con l'introduzione di un assegno familiare minimo di 300 euro mensili, slegato cioè dal reddito del coniuge che si mette in aspettativa, sempre comunque limitato a 12 mesi e con la clausola che anche il padre lo faccia per almeno due.

L'assegno minimo verrà riscosso anche da quelle famiglie dove solo uno dei genitori abbia un lavoro. La misura comporterà un costo di 4 miliardi di euro per il bilancio federale, ma circa 3 di questi verrebbero recuperati dall'eliminazione degli aiuti previsti fino ad oggi, che premiavano solo le famiglie sotto una certa soglia di reddito. Il coraggio e la modernità della signora von der Leyen si scontrano però con le resistenze di un partito cristiano democratico dominato dagli uomini e ancora fortemente ancorato a una visione tradizionale della famiglia, quella che vuole il ruolo della donna riassunto nel trinomio «Kinder, Kirche, Küche», figli, chiesa e cucina. Protesta soprattutto la Csu, sorella bavarese e più conservatrice della Cdu, attenta in ogni caso a mascherarsi dietro l'alibi antistatalista: «È un'inammissibile ingerenza della politica nella sfera privata», ha urlato il presidente del Parlamento bavarese, Alois Glück. Ma gli danno manforte anche alcuni premier regionali, pure considerati vicini alla Merkel: «Non è compito dello Stato immischiarsi nelle responsabilità dell'educazione tipiche di una famiglia», ha detto quello della Turingia, Dieter Althaus.

E il segretario della Csu, Markus Söder, ha proposto di erogare comunque l'assegno per un anno, senza costringere i padri ai due mesi di congedo. Per una volta, il fronte tradizionalista trova un agguerrito schieramento trasversale di donne a opporgli resistenza. I Vätermonaten, cioè i due mesi dei papà, «non si possono toccare e da questa clausola dipende il voto favorevole della Spd», ha fatto sapere la deputata socialdemocratica, Christel Humme. Gli ha fatto eco la vice-presidente dei parlamentari della Cdu-Csu, Ilse Falk, secondo la quale la condizione dei due mesi «è irrinunciabile». Ieri poi, Angela Merkel ha fatto sapere attraverso il suo portavoce di «avere una preferenza personale» per questa misura del progetto. Senza battere i pugni sul tavolo, com'era uso il suo precedessore, il cancelliere ha detto la sua. A buon intenditor...

Paolom Valentino

20 aprile 2006

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